Navi migranti, i fondi Ue per l’accoglienza? L’Italia ha avuto 8 milioni, Malta e Cipro molto di più

Il ministro francese accusa: l'Europa vi finanzia per ricevere i rifugiati. Ma i soldi vanno a tutti i Paesi Ue

Venerdì 11 Novembre 2022 di Cristiana Mangani
I fondi Ue per l accoglienza? L Italia ha avuto 8 milioni Malta e Cipro molto di più
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«L'Italia prende fondi per accogliere i migranti - ha dichiarato il ministro dell'Interno francese Darmanin - quindi deve intervenire».

Ma di che cifre si tratta e a chi sono destinate? Sono finanziamenti miliardari quelli che l'Europa stanzia per l'immigrazione, ma riguardano tutti i Paesi membri, non soltanto l'Italia. Fanno parte di un Fondo asilo, migrazione e integrazione (Amif, o Fami) rifinanziato per gli anni che vanno dal 2021 al 2027, che ammonta a 9,882 miliardi di euro. Sei miliardi e 270 milioni di euro sono previsti per i programmi degli Stati membri, gli altri 3 miliardi e 612 milioni per lo «strumento tematico» che comprende diverse componenti tra le quali azioni di gestione diretta dei soldi a livello europeo; assistenza emergenziale, reinsediamento e ricollocazione; e l'attuazione della rete europea sulle migrazioni.

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L'Italia ha ricevuto come fondo fisso un importo pari a 8 milioni di euro, così come gli altri Paesi, a eccezione di Cipro, di Malta e della Grecia, che avranno 28 milioni ciascuno come importo fisso. Il fondo, però, prevede anche che, per ogni persona ammessa tramite reinsediamento (anche per i familiari) vengano assegnati 10 mila euro, 6.000 per quelli che ricevono protezione umanitaria, aumentati fino a 8 mila per i vulnerabili. Altri 10 mila euro vengono destinati alla gestione di ciascun richiedente/beneficiario di protezione internazionale trasferito da un altro Stato membro, compresi i familiari.

 

GLI OBIETTIVI

Il Fondo ha un obiettivo prioritario, ed è quello di «rafforzare la politica comune in materia di asilo, sviluppare la migrazione legale in linea con le esigenze economiche e sociali degli Stati membri, sostenere i cittadini di paesi terzi a integrarsi efficacemente ed essere inclusi socialmente e contribuire alla lotta all'immigrazione irregolare». Ma riguarda aspetti che sono di tutti i Paesi membri e dei quali ognuno di loro deve farsi carico. Inoltre, l'Italia subisce pressioni ai confini di mare e di terra che altri Stati non hanno.
La maggior parte dei fondi (63,5%) è destinata a programmi gestiti congiuntamente dall'Ue e dagli Stati membri, i cui diritti varieranno a seconda, tra l'altro, del numero di cittadini di paesi terzi residenti nel paese, dei reclami ricevuti per le richieste di asilo, delle decisioni di rimpatrio adottate e delle dichiarazioni effettive effettuate. Il restante 36,5% sarà gestito direttamente dall'Ue e dedicato anche al ricollocamento di richiedenti asilo e rifugiati in altri Stati membri dell'Ue. Un punto, quest'ultimo, che in pochissimi e in maniera molto scarsa, si fanno carico di rispettare.

L'Unione europea fornisce anche supporto per il controllo e la gestione delle frontiere. In Italia, la Direzione generale migrazioni e affari interni della Commissione europea dialoga con i ministeri dell'Interno e dell'Economia e delle finanze per definire le autorità che gestiranno i fondi europei e quelli che sono definiti programmi operativi nazionali. Attraverso alcuni tavoli di lavoro, i finanziamenti provenienti dall'Ue vengono destinati a vario titolo nei progetti rientranti nel Fondo sicurezza interna, istituito per la prima volta nel 2014. Questo ha due applicazioni: la prima è relativa alle frontiere e ai visti, nell'ottica di gestire le frontiere esterne dell'Unione; la seconda è ISF-Polizia, che ha lo scopo di contrastare la criminalità all'interno dei confini. Per gli anni 2014-2020, in cui il fondo è stato attivo, il bilancio (diviso tra tutti i Paesi Ue) ammontava a 4,2 miliardi di euro.

Ultimo aggiornamento: 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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