Rapine choc in Campania: botte, denti cavati e minacce di morte: arresti

Martedì 9 Febbraio 2016
Rapine choc in Campania: botte, denti cavati e minacce di morte: arresti
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I carabinieri della Compagnia di Casoria hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di due albanesi accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine in abitazione, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, lesioni personali aggravate e ricettazione.

L'ordinanza di custodia cautelare segue di pochi giorni il fermo di un altro cittadino albanese, già gravato nel paese d'origine di precedenti per rapina a mano armata e omicidio. Le indagini, condotte dall'ottobre 2015 e attualmente ancora in corso, hanno fatto luce su tre efferate rapine in abitazione, consumate a Dugenta (Benevento), Marsico Nuovo (Potenza) e a Sant'Egidio del Monte Albino (Salerno). Hanno inoltre permesso di raccogliere un grave quadro indiziario circa l'esistenza e l'operatività di un'associazione per delinquere, composta da cittadini di nazionalità albanese e dedita alla commissione di furti e rapine in abitazione nel territorio campano e Regioni limitrofe.Irruzione notturna in ville isolate. Vittime ghermite e seviziate.

Botte, denti cavati, minacce di morte. Incursioni perfettamente organizzate. Sono i metodi che utilizzava la banda sgominata dai carabinieri della Compagnia di Casoria. La base della banda era Caivano, da lì partivano con potenti auto rubate e modificate, recuperavano le armi dai nascondigli e raggiungevano gli obiettivi nelle zone isolate delle province campane e lucane.

Nel corso delle indagini sono state registrate fughe rocambolesche, sparatorie, posti di blocco forzati e vetture speronate. Le indagini , coordinate dalla Procura della Repubblica Napoli Nord e condotte dai carabinieri della Compagnia di Casoria, hanno permesso l'emissione di misure cautelari nei confronti di tre persone, ritenute responsabili di diverse rapine in villa e componenti di un gruppo di rapinatori albanesi composto da otto persone.

Le vetture scelte dagli indagati per gli spostamenti sempre velocissime e di provenienza furtiva. Venivano poi modificate con l'installazione di un sistema rapido per la sostituzione delle targhe, inserendo quelle corrispondenti a veicoli rubati durante i colpi e quelle 'pulitè durante i sopralluoghi per la selezione degli obiettivi da depredare.

Poi le irruzioni caratterizzate da spaventosa ferocia. Passamontagna calzati, armi in pugno e tute nere. Finestre e serrature forzate per entrare nelle case. Agghiaccianti le sequenze delle rapine, ricostruite attraverso le testimonianze delle vittime, spesso tenute sotto sequestro per minuti interminabili. In taluni casi percosse talmente violente da causare la perdita di denti. Ferocia esasperata soprattutto per ottenere la combinazione delle casseforti o il nascondiglio dei gioielli.

Nessuna pietà, nemmeno in presenza di bambini.

In un caso i rapinatori tentarono di assassinare una delle vittime per assicurarsi la fuga, solo l'inceppamento della pistola evitò il peggio. In un altro caso, intercettati dai carabinieri in provincia di Caserta, i malviventi non si fermarono all'alt ingaggiando uno spericolato inseguimento a folle velocità. La corsa finì con i rapinatori che, raggiunti dai carabinieri, riuscirono a abbandonare la loro auto e scappare nelle campagne favoriti dal buio.

Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 15:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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