Roma, non soccorre la fidanzata per tre giorni e lei muore di polmonite. Il pm: «È un omicidio»

Lui era ossessivo e violento, minacce e maltrattamenti

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Michela Allegri
Roma, non soccorre la fidanzata per tre giorni e lei muore di polmonite Il pm: «È un omicidio»

Voleva controllare la sua vita e l'ha lasciata morire. Mentre pensava che la sua fidanzata fosse in overdose, ha continuato a somministrarle stupefacenti, rendendola incosciente, e per farla riprendere l'ha gettata sotto la doccia e ha aperto l'acqua gelata. In realtà, quella giovane donna aveva una polmonite in corso, che l'ha uccisa in tre giorni, mentre il compagno, invece di chiamare i soccorsi, continuava a farle fotografie, che inviava su Whatsapp agli amici chiedendo consigli. Le ultime ricerche su Google sono chiare: «Cosa fare in caso di overdose». Per la Procura, sono la dimostrazione che l'uomo sapeva che la donna stava rischiando la vita. Per questo, ora, Fausto Chiantera, 43 anni, è finito a processo per omicidio volontario aggravato. È stato rinviato a giudizio su richiesta dei pm Antonio Verdi e Stefano Pizza, che gli contestano anche la cessione di stupefacenti, le lesioni e i maltrattamenti in danno della donna, andati avanti dal febbraio 2020 al 18 gennaio 2022, giorno del decesso e dell'arresto dell'uomo.

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LE VIOLENZE
Lui era ossessivo e violento: le ha distrutto il cellulare, la obbligava a usarne uno in comune, aveva scaricato un'app per controllare i suoi spostamenti e per registrare le telefonate. Quando lei ha ricevuto un messaggio da un ragazzo l'ha picchiata. E non è stata l'unica volta: il capo di imputazione è un lungo elenco di vessazioni. L'ha colpita alla testa, in faccia, addirittura usando una moka. Secondo gli inquirenti l'avrebbe anche isolata da amici e familiari, intrappolandola in una relazione tossica. Non l'avrebbe solo vessata, ma anche minacciata, sia di morte che di divulgare alcuni video dal contenuto sessuale che la immortalavano. Le avrebbe addirittura somministrato psicofarmaci senza prescrizione, in modo da renderla dipendente da lui. Poi, una delle accuse più gravi: avrebbe isolato la donna anche dalla figlia, impedendole di vedere la bimba, oppure presentandosi durante gli incontri.
L'agonia della giovane è durata tre giorni.

Il 15 gennaio dello scorso anno Chiantera organizza un droga party a casa, per festeggiare il compleanno della donna: assumono eroina. La compagna inizia a sentirsi male e lui non la soccorre. Nel capo di imputazione si legge che si sarebbe limitato «a buttarla a testa in giù dentro il vano doccia, spogliandola e mettendo in lavatrice i suoi vestiti, facendole poi assumere cocaina e sostanze psicotrope». E ancora: «Lasciandola in uno stato di incoscienza e di agonia per più giorni e fino al decesso, avvenuto per una broncopolmonite massiva bilaterale, che subito segnalata poteva essere trattata con successo». Chiantera avrebbe chiamato il 112 solo dopo la morte della compagna.

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LE AGGRAVANTI
Le aggravanti contestate sono diverse: quella di avere commesso il reato per nascondere la cessione di stupefacenti, i maltrattamenti e le lesioni, di avere commesso il fatto contro una persona convivente e a lui legata da una relazione affettiva, quella di «avere approfittato di circostanze di luogo e persona tali da ostacolare la privata difesa», in danno di un soggetto incosciente. Per due anni, l'imputato avrebbe sottoposto la donna a «un regime di sofferenza psichica e morale», scrivono i pm. L'avrebbe fatta vivere nell'angoscia, l'avrebbe minacciata di morte, l'avrebbe costretta a condividere con lui la memoria del cellulare, controllando ossessivamente i suoi spostamenti e le sue frequentazioni, i messaggi e le pubblicazioni social. Chiantera aveva addirittura installato sul cellulare che usavano insieme un'applicazione di call recorder, in grado di registrare tutte le chiamate effettuate e ricevute. Nel 2020, la giovane era tornata a vivere con la famiglia e aveva sporto denuncia. Ma nell'estate del 2021 aveva ritrattato tutto, tornando a casa di Chiantera. Nel capo di imputazione si legge che lui avrebbe minacciato «di denunciarla se non fosse tornata». Per mesi ha anche preteso denaro: usava a suo piacimento la carta di credito di lei. Le lesioni sono state riscontrate anche dal medico legale: al naso, a una palpebra, al labbro, al petto. Ora Chiantera dovrà difendersi davanti alla Corte d'assise: il processo inizierà in aprile.
 

Ultimo aggiornamento: 07:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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