Meredith, Kate Beckinsale nel film ispirato al delitto di Perugia: «Senza i giornalisti vivremmo in uno stato di polizia»

Venerdì 27 Marzo 2015 di Antonio Bonanata
Meredith, Kate Beckinsale nel film ispirato al delitto di Perugia: «Senza i giornalisti vivremmo in uno stato di polizia»
Nel giorno della definitiva sentenza della Cassazione su Amanda Knox e Raffaele Sollecito, principali accusati del delitto di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nel 2007, a Toronto, sede di uno dei più importanti festival del cinema, se ne continua a parlare. Ieri, infatti, è stato presentato “The face of an angel” (Il volto di un angelo), ultimo film del regista Michael Winterbottom, ispirato proprio a quel fatto di cronaca.



Kate Beckinsale è l’attrice protagonista e interpreta una giornalista che segue il caso di un efferato omicidio commesso a Siena (non a caso, poco distante da Perugia). La reporter è accompagnata da Thomas, un regista (nei cui panni c’è l’attore Daniel Brühl), una sorta di alter-ego dello stesso Winterbottom. Ciò che ha colpito di più l’autore di “The face of an angel” è stata la copertura mediatica – ossessiva, scabrosa, senza pudore e rispetto per la vittima e le altre persone coinvolte – di quello che è passato agli onori della cronaca come uno dei casi di nera più seguiti negli ultimi anni, non solo in Italia – anche a causa delle varie nazionalità delle persone via via accusate.



E Winterbottom non è il solo ad essersi voluto soffermare su questo aspetto nel film. Dice, infatti, Kate Beckinsale: «È stato strano per me interpretare questa giornalista, ma ho subito capito quanto fosse importante per il mio personaggio che la gente le desse informazioni. Non solo oscenità, non solo quello che l’accusata indossava in tribunale [come poi invece è davvero avvenuto, ndr]. Se non avessimo giornalisti, vivremmo in uno stato di polizia. È vero, tra l’altro, che gli attori e i giornalisti condividono alcune qualità». Parla della capacità di osservare gli eventi dalla giusta distanza: «Penso che i giornalisti abbiano la stessa capacità di fare un passo indietro e guardare le cose da una differente prospettiva. Questo non fa di un giornalista automaticamente uno stronzo [sic!] e neanche per un attore è così».



Dello stesso parere Winterbottom, che, tra le varie fonti di ispirazione per il film, ha messo al primo posto il libro della giornalista di Newsweek Barbie Latza Nadeau, “Angel face” (Faccia d’angelo), che racconta proprio la storia di Amanda Knox: «Ho incontrato un sacco di giornalisti che hanno seguito il caso, della stampa inglese, italiana e americana; non sono affatto dei cannibali, li ho apprezzati molto» confessa il regista. «È gente riflessiva, intelligente, che cerca di fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile. Penso che fossero consapevoli dei problemi legati alla copertura mediatica del delitto ma, semplicemente, non avrebbero potuto trovare un modo per affrontarli da dentro il sistema mediatico stesso». Poi aggiunge: «È un mercato ed è chiarissimo che da freelance

devi avere un prodotto da vendere. Questo significa scoprire dieci minuti prima degli altri che Amanda indossa una gonna marrone».

Ultimo aggiornamento: 21:04

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