Arrestato Massimo Bochicchio, il broker che ha truffato i vip dello sport. Lo riporta L'Espresso. Il finanziere da mesi in fuga è stato fermato ieri a Giacarta, in Indonesia. Sparito nel nulla almeno mezzo miliardo di euro. Tra i suoi clienti gli allenatori Conte e Lippi, il calciatore El Sharawi e decine di imprenditori e professionisti tra Roma e Montecarlo Bochicchio era ricercato dalla giustizia italiana e britannica per una colossale truffa ai danni di decine di investitori.
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Nell’estate dell’anno scorso il finanziere si era rifugiato a Dubai, ma già qualche settimana fa era stato avvistato nell’Estremo Oriente, tra Hong Kong e Singapore.
I vip truffati
Oltre a Conte, che avrebbe perso almeno 30 milioni di euro, ci sono Federico Pastorello, uno dei procuratori più ricchi e attivi del calciomercato internazionale, l’ambasciatore italiano a Londra, Raffele Trombetta, i due calciatori Stephan El Sharawi e Patrice Evra, il loro procuratore Luca Bascherini (legato a Pastorello), l’imprenditore Rodolfo Errani, ex patron della Cisa di Faenza. Bochicchio era riuscito a vendere la sua immagine di broker abile ed esperto a una platea di potenziali investitori a Roma nord e non solo.
Ville e opere d'arte sequestrate
Nell'inchiesta milanese, coordinata dai pm Filippini e Polizzi e dall'aggiunto Maurizio Romanelli, al broker di origini campane viene contestato di aver riciclato denaro dei suoi clienti. A lui erano stati sequestrati, sempre su ordine del gip Valori, tra le altre cose, un immobile di pregio a Cortina d'Ampezzo (Belluno), un vaso di Picasso e alcune opere di Giacomo Balla e Mario Schifano, foto di Richard Avedon, oltre che un milione di euro sui conti correnti e polizze. Bochicchio dal 2011 in avanti, si legge negli atti, avrebbe «raccolto attraverso le società Kidman Asset Management e Tiber Capital» da lui create, controllate e guidate a Londra (città dove viveva con mogli e figli) «cospicui capitali dei propri clienti». Soldi che avrebbe 'dirottatò in investimenti «anche in Paesi a ridotta tassazione, massima tutela della riservatezza e bassa collaborazione giudiziaria, come Singapore, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti, promettendo alti rendimenti e, in caso di necessità, anche l'assoluta riservatezza (...), omettendo i controlli antiriciclaggio prescritti». E cercando di «occultare o ad ostacolare l'identificazione degli effettivi beneficiari delle somme di denaro», investite con strumenti ad «alto rischio».