Marta Russo, 25 anni fa l'omicidio alla Sapienza. Dalla pistola mai trovata alle condanne di Scattone e Ferraro

L'arma del delitto non è stata mai trovata

Sabato 7 Maggio 2022 di Flaminia Savelli
Marta Russo, 25 anni fa l'omicidio alla Sapienza. Dalla pistola mai trovata alle condanne di Scattone e Ferraro
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Un maxi processo che ha diviso il paese per sette anni, due condanne per omicidio colposo e il mistero della pistola che non è mai stata trovata. Dopo 25 anni dall'uccisione della studentessa universitaria Marta Russo, restano oggi i due ex assistenti del dipartimento di Filosofia del Diritto, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Secondo le indagini e per i giudici, la mattina del 9 maggio 1997 il proiettile che centrò la testa della 22enne iscritta alla facoltà di Legge, partì dalla finestra dell'aula sei dove nel corso dell'inchiesta furono collocati, all'ora del delitto, i due assistenti all'epoca 30enni. Dopo oltre settanta udienze, la Cassazione condanna definitivamente Scattone a cinque anni e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo.

Ferraro a quattro anni e due mesi per favoreggiamento. Per i giudici quindi, Scattone e Ferraro, non cercavano la morte di Marta Russo. Potevano, però, con il loro gesto prevedere che questo potesse accadere.

Caso Marta Russo, giovedì sera su Rai 2 «Marta - Il delitto della Sapienza»: documentario ispirato ai diari segreti della studentessa

Il reinserimento

Gli ex assistenti si sono sempre dichiarati innocenti, scontata la loro pena sono tornati in libertà. Giovanni Scattone nel 2001 ha sposato Cinzia Giorgio, ragazza che si era innamorata di lui durante il processo e gli aveva scritto lettere quando lui era in galera: nel 2014 era tornato a insegnare. Ha ottenuto una cattedra con l’incarico di supplente di storia e filosofia in un liceo scientifico dell’Eur sollevando polemiche e proteste tanto che rinuncia. Fino al 2015 quando gliene viene assegnata un’altra in via Santa Maria delle Fornaci. E si scatena un altro polverone tra docenti e insegnanti tanto che decide di abbandonare l'insegnamento.  Oggi lavora come traduttore, editor e giornalista. Ferraro invece, ha militato nelle file del partito radicale. Ha avuto ruoli all’interno dello stesso partito, ma anche presso la Camera dei Deputati come consulente. Ha scritto libri, spettacoli e conduce battaglie per i riconoscimenti dei diritti dei più deboli e di chi ha subito ingiustizie e maltrattamenti con la sua associazione “Il detenuto ignoto”. Ha inoltre fondato con altri detenuti la band “Presi per caso” per la quale scrive i brani.

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 12:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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