«E' difficile quando sei in un manicomio cercare di dimostrare che non sei pazzo», Marco Carta ha scelto la tv per raccontare la sua verità sull’accusa di furto di sei magliette del valore di 1.200 euro rubate alla Rinascente di Milano. Seduto nel salotto di Live non è la D'Urso trattiene a stento le lacrime. «Ero con un’amica che conosco da tempo.
«Io continuavo a ripetermi sei una brava persona, non sono un ladro che è la cosa più brutta di questo mondo». Il cantante ha voluto ribadire di essere estraneo ai fatti anche se ad accusare il cantante c’è un responsabile della sicurezza che era in servizio alla Rinascente e che ha messo a verbale di aver visto Carta entrare nel camerino e la donna passargli una maglietta alla volta e, alla fine, la borsa. Poi i due sono entrati nella toilette (dove sono stati trovati i sigilli antifurto tolti alle t-shirt) e quindi si sono diretti verso l’uscita. Le barriere antifurto hanno suonato perché le avevano un antitaccheggio più morbido e nascosto.
Dopo qualche ora in cella («mi sentivo un animale in gabbia») il giudice aveva deciso di non convalidare l’arresto per il vincitore di Sanremo 2009, ma il cantante dovrà comunque comparire il 20 settembre in tribunale per difendersi dall’accusa di furto aggravato. «Ho scelto di non essere rinviato a giudizio, ho scelto la direttissima - continua Carta - Non sono preoccupato per quello che accadrà. Il mio errore è stato aprire i social e leggere cose molto pesanti, che mi hanno fatto male». Sul web il cantante è stato fortemente criticato.