Era Salvatore Cillari, fratello di un boss ergastolano, il capo di una banda di usurai che prestava soldi a tassi fino al 140%.
Dell'organizzazione facevano parte anche Matteo Reina e Giovanni Cannatella, anche loro finiti ai domiciliari e Achille Cuccia che ha avuto il divieto di dimora a Palermo. La banda operava tra Palermo e Roma. Cillari era di casa nella Capitale come risulta dalle intercettazioni delle drammatiche conversazioni con il conduttore radio Baldini che, tra il 2017 e il 2018, era finito nella rete degli strozzini. «Com'è finita Marco co 'sti soldi? Manco una lira», gli diceva Cillari, non sapendo di essere intercettato. «Domani ci vediamo, stai tranquillo», rispondeva Baldini. Ma il debito non veniva saldato e l'usuraio continuava a incalzare la vittima. «Venerdì vengo a Roma e ci resto fino a venerdì», aggiungeva Cillari con tono minaccioso. Secondo quanto accertato, l'organizzazione criminale, a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti con l'applicazione di tassi di interesse di tipo usurario nei confronti di decine di persone per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro.
Nelle intercettazioni captate dagli investigatori, Baldini è tra gli argomenti degli usurai che al telefono dicono: «Avanza un terremoto di soldi!!! Questo Marco Baldini... questo di Roma... ci deve dare (a Salvatore Cillari, ndr) sessanta e rotti mila euro... ora domenica parte... ci ha telefonato... vedi che sto salendo... ti sto venendo a rompere le corna!!!». Davanti alle giustificazioni del suo interlocutore Cillari taglia corto: «Marco io so solo una cosa... io ti ho fatto solo del bene a te!!!». A giugno del 2018 l'ennesima telefonata: «Sono passati anni, ora basta Marco. Non è giusto che mi posi così perché io me li sono levati dalla bocca... Vedi che io ti ho voluto bene e ti ho rispettato come un fratello Marco... e tu non mi puoi trattare così».