Giandavide De Pau, la madre del presunto killer di Roma: «Denunciarlo un atto d'amore. Mio figlio un assassino? Tutta colpa della droga»

"È venuto a casa da me, era molto confuso. Non ricordava e parlava di tanto sangue"

Domenica 20 Novembre 2022 di Camilla Mozzetti
La madre di Giandavide De Pau: «Mio figlio un assassino? Tutta colpa della droga»
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«Questa vicenda mi ucciderà, se è stato lui è una cosa ignobile ma noi cosa potevamo fare? Restare in silenzio?». È dilaniata dal dolore e dalla rabbia la madre di Giandavide De Pau, il 51enne fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato delle tre prostitute uccise a coltellate a Prati, tra via Augusto Riboty e via Durazzo. «Che peso enorme essere madre così», dice di fronte il portone di casa. Sono le 12 e la donna sta combattendo con la centralina dell’acqua. Tra quelle palazzine basse di Ottavia, periferia Ovest della Capitale, dove Giandavide è nato e cresciuto prima di perdersi nei rivoli della droga. «Non mi riprenderò più» aggiunge la donna, capelli raccolti da un cerchietto, occhiali da vista e un pullover azzurro e nero, che a 73 anni ha da poco superato un infarto ma che combatte ora con una realtà ben più difficile da affrontare anche per i cuori più duri. Per anni ha cercato di toglier via il figlio dalla droga: «Era un salutista, un atleta poi una donna lo ha rovinato con la droga».

La sua rabbia è motivata, giustificabile. Va lasciata sfogare anche quando di fronte al portone di casa urla di andare via, di lasciarla in pace. Chiama la polizia ma poi il suo muro cade. «Signora avete avuto coraggio» e lei risponde: «Sì è così, ma lei capisce quanto costa questo coraggio?». Anche le lacrime, che poi arrivano e si mischiano alla pioggia, vanno lasciate cadere perché un figlio, anche se perso, resta un figlio. E i suoi sbagli, i suoi errori «diventano i miei sbagli, i miei errori».

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Signora De Pau, cosa è successo?

«Quando con mia figlia abbiamo saputo cosa fosse successo a Prati a quelle donne, io ho avuto il sospetto che mio figlio fosse coinvolto».

Per quale motivo?

«Davide, io lo chiamo così anche se il suo nome di battesimo è Giandavide perché il padre voleva Gianni e io Davide, ha da anni problemi di tossicodipendenza e sappiamo che frequenta certi ambienti, non glielo so spiegare in realtà perché ho pensato che fosse coinvolto, ho avuto un presentimento. Mi sono detta qui gli è successo qualcosa. Giovedì non riuscivamo a parlarci, aveva il telefono staccato. Abbiamo sentito un suo vicino di casa che ci ha detto di averlo visto uscire poco dopo le nove e allora un po’ mi sono tranquillizzata perché ecco era vivo, non gli era successo nulla però poi ho avuto il sentore che fosse coinvolto con quelle povere donne».

La polizia è venuto a prenderlo qui da voi, a casa venerdì notte.

«Se non fosse stato per mia figlia non so cosa sarebbe accaduto, per me che sono la madre questa vicenda è agghiacciante, non lo so se è responsabile ma se lo ha fatto è qualcosa di ignobile».

Cosa è successo prima che la polizia entrasse nel suo appartamento e portasse via suo figlio?

«Davide abita da tempo per conto suo alla Balduina, ma stava lasciando quella casa e si stava trasferendo in un’altra, in affitto. È arrivato e ha citofonato. Mia figlia aveva già chiamato i carabinieri perché appunto avevamo questo sospetto che fosse coinvolto, lui ha citofonato ed è salito. Era confuso, in stato di choc, non si ricordava nulla, parlava di sangue, di tanto sangue, diceva anche che c’era un’altra persona ma non so cosa dirle, gli abbiamo detto di parlare, di raccontare ma lui continuava a ripetere che non si ricordava nulla, io non lo so se mai ricorderà o se ha cancellato tutto dalla sua testa. Se è stato lui e se mai lo ricorderà ho paura che possa compiere un gesto estremo, lo conosco. Se lo ha fatto è per la droga, quella maledetta droga. Ci ha detto di farlo riposare almeno un’ora che poi avrebbe provveduto e alla fine è entrata la polizia».

 

Come si sente?

«Dilaniata, Davide ne ha passate tante, anche per la vicenda di Senese e Carminati ma lì portava solo la macchina. Sono arrabbiata perché era un bravo ragazzo, poi a vent’anni è arrivata la droga per colpa di una donna. Se lo vedeva prima che ricominciasse a drogarsi era un bell’uomo non sembrava neanche che fosse un cinquantenne. Non riesco a credere a quanto accaduto, non ha mai alzato un dito contro una donna neanche nei confronti della sua ex moglie. Per un tempo hanno vissuto da me, anni fa, le dava sempre ragione anche quando lei aveva torto ma è chiaro che quanto accaduto, se venisse accertato, ha un peso che non si può nascondere. Il nostro, quello di mia figlia nel chiamare i carabinieri, è stato un atto d’amore anche se adesso sbatteranno e sbatterete il mostro in prima pagina».

Ultimo aggiornamento: 13:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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