Libero De Rienzo, preso il pusher gambiano: aveva ignorato due ordini di espulsione

Mercoledì 28 Luglio 2021 di Emiliano Bernardini
Libero De Rienzo, preso il pusher gambiano: aveva ignorato due ordini di espulsione

Sono le ore 11.06 del 14 luglio, il giorno prima della sua morte, quando dal cellulare di Libero De Rienzo parte un messaggio verso un’utenza straniera: «If you can’t, can you give Ali’s number?». Poco dopo lo stesso De Rienzo scrive all’utenza denominata “Ali 2” chiedendogli la disponibilità ad incontrarlo. «Please tell me if you can come». Contemporaneamente chatta con un suo amico soprannominato “Walterone”, a cui riferisce le difficoltà a mettersi in contatto con il presunto pusher: «Ora non risponde, lo sto a chiamà a rotella.

Vuoi provarlo a chiamare te? Ma tra l’altro io mi rubo una cosetta e il resto lo lascio a te».

Libero De Rienzo, le indagini sulla morte dell'attore

Sono i messaggi Whatsapp contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare di Mustafa Minte Lamin, cittadino gambiano di 32 anni arrestato ieri, dopo l’indagine dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di San Pietro, con l’accusa di aver venduto la droga all’attore Libero De Rienzo, morto a seguito di un infarto e ritrovato nella sua abitazione romana il 15 luglio scorso. Ma anche ad altre tre persone in 48 ore. Ali era l’alias che usava da spacciatore. Al momento la contestazione di reato è cessione di stupefacenti. All’esito degli esami tossicologici sulla salma dell’attore campano saranno valutate eventuali altre contestazioni come quella di morte come conseguenza di un altro reato. L’indagato è stato fermato in flagranza di reato nella zona di Torre Angela, mentre stava vendendo dosi di sostanze ad altri «clienti». Minte Lamin era gravato da due ordini di espulsione a cui si era sottratto e dunque, secondo gli inquirenti, sarebbe potuto fuggire.

 

 
LE CELLE DEGLI SMARTPHONE
Dall’analisi dei tabulati telefonici dell’utenza intestata a De Rienzo, confluiti nel fascicolo del pm Francesco Minisci e dell’aggiunto Nunzia D’Elia, emerge che tra le 11.25 e le 18.31 del 14 luglio abbia agganciato la cella telefonica in via San Pio V, vicina all’abitazione dell’attore, poi trovato senza vita, in via Madonna del Riposo.

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Significa dunque che De Rienzo era nei pressi della sua abitazione. A conferma del fatto che la vittima si trovasse in quella zona quel pomeriggio c’è anche la testimonianza di un rilegatore che ai carabinieri impegnati nelle indagini ha detto di averlo incontrato proprio nel negozio in via Madonna del Riposo. Analizzati poi nella VI sezione del Roni di Roma i tabulati dell’utenza in uso al gambiano, è stato tracciato un movimento in avvicinamento e successivo allontanamento dall’area dove si trova la casa dell’attore tra le 16.15 e le 16.41. Ma non solo. Dai tabulati telefonici di entrambe le utenze, quella dell’attore e quella del presunto spacciatore, emerge oltre a vari precedenti contatti un’ultima telefonata di pochi secondi tra i due alle 16.15 in cui il telefono dell’attore aggancia la cella in via San Pio V nello stesso tempo in cui la cella in via Aurelia aggancia l’utenza in uso al gambiano. Tra le due celle, si evidenzia nel decreto di fermo, vi è una distanza di poco più di 600 metri in linea d’aria e per questo si può ritenere che la vittima e lo spacciatore si trovassero contemporaneamente nello stesso posto.

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EROINA IN CASA
Gli accertamenti del Nucleo operativo della Compagnia di Roma San Pietro erano partiti dopo il ritrovamento di eroina nell’appartamento dell’artista. Gli inquirenti hanno, quindi, svolto verifiche nell’ambiente dello spaccio di sostanze nelle zone limitrofe al luogo del decesso, riuscendo a ricostruire alcuni collegamenti che li hanno condotti fino al quadrante sud-ovest della Capitale, in particolare nel popolare quartiere di Torre Angela dove hanno arrestato lo spacciatore.

All’uomo sono stati sequestrati ulteriori 7,7 grammi di eroina: un rinvenimento che ha portato all’arresto per detenzione ai fini di spaccio anche del connazionale convivente. A carico del cittadino gambiano un solido quadro indiziario che ha dimostrato la sua quotidiana attività di spaccio che veniva effettuava prevalentemente «a domicilio» utilizzando in particolare le linee metro per spostarsi rapidamente tra le varie zone della Capitale. Sulle cause del decesso del protagonista di Fortapasc i magistrati di piazzale Clodio, che sulla vicenda hanno avviato un procedimento per morte come conseguenza di altro reato, sono comunque in attesa di ricevere i risultati dei prelievi tossicologici effettuati nell’ambito dell’attività autoptica.
 

Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 15:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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