Massacrato davanti ai figli da sei uomini: ora è in stato vegetativo, ma gli aggressori sono liberi

Lunedì 4 Dicembre 2017
Massacrato davanti ai figli da sei uomini: ora è in stato vegetativo, ma gli aggressori sono liberi
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Per una banale lite condominiale lo hanno massacrato sotto gli occhi dei figli colpendolo prima a sprangate e con uno spray al peperoncino, poi anche con mattoni e addirittura un taser. Jasen, questo il nome di fantasia scelto per un uomo ridotto in stato vegetativo, a oggi non ha ancora avuto giustizia per un'aggressione avvenuta quasi due anni fa. 'Le Iene', che si sono occupate del caso con un servizio di Giovanna Palmieri, hanno ricostruito la vicenda.



Jasen e sua moglie Milena, originari dell'Est Europa, vivevano in una palazzina in un centro di provincia, insieme ad un'altra famiglia, composta da quattro fratelli, anch'essi provenienti dalla stessa area geografica, con le rispettive famiglie. I rapporti furono sempre tesi, dal momento che quella famiglia allargata al piano di sotto non smetteva mai di fare schiamazzi e feste con musica a tutto volume a ogni ora del giorno. La goccia che fece traboccare il vaso fu quando Jasen, che a detta di sua moglie è un uomo molto paziente, in uno scatto d'ira scese e distrusse un gazebo che era stato montato per una festa. La situazione si fece tesissima, con continue minacce di morte, ma Milena riuscì a convincere il marito a rientrare in casa e a non uscire, neanche per andare a prendere la figlia più grande a casa di un'amica.

Fu Milena a uscire per andare a prendere la figlia, ed è in quei pochi minuti che si è consumato il dramma. I figli di Jasen, dal piano di sopra, hanno visto il padre finire massacrato da almeno sei uomini, tutti armati e furiosi. A questo punto Milena fu avvertita e iniziò una lunga corsa verso casa; fu la figlia maggiore la prima a vedere il padre. «Li ho visti che toglievano mattoni e attrezzi insanguinati, mi dissero 'Vai a salvare tuo padre, sta morendo'. E ridevano» - racconta l'adolescente - «Vidi mio padre, cercava di muoversi. Aveva la testa gonfia, ma non si vedeva nulla perché era completamente coperto di sangue. Gli trovai un buco in testa così grande da poterci infilare le dita e urlai. Il giorno dopo stavano pulendo il sangue con l'acqua come se niente fosse, e quando uno di loro vide che lo stava riprendendo mi derise dicendo 'Filma, filma'».



A distanza di quasi due anni dall'aggressione, le indagini sono ancora in corso e gli indagati sono tutti a piede libero. «Li incrociamo spesso in strada, abbiamo paura che possano fare del male anche a noi», spiegano i figli di Jasen.

Il processo non è ancora partito e, come se non bastassero i lunghi tempi della giustizia italiana, il legale della famiglia di Jasen ha rimesso l'incarico. Ora la famiglia, non abbiente e costretta a costose cure per il mantenimento dell'uomo, sta cercando un nuovo avvocato che possa occuparsi del caso. Per questo motivo 'Le Iene' hanno deciso di lanciare un appello per aiutare Milena e la sua famiglia: si cercano avvocati o donazioni per le spese processuali, è possibile scrivere a milenaejasen@gmail.com.

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 00:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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