Napoli, al killer del vigilante 5 permessi: uno per il provino da calciatore

Lunedì 16 Settembre 2019
Il killer del vigilante in permesso anche per un provino da calciatore
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Dopo le foto «scandalo» della festa per il diciottesimo compleanno di uno dei tre giovani napoletani condannati per il brutale omicidio della guardia giurata Francesco Della Corte, festa celebrata durante un permesso premio, un nuovo particolare sta suscitando dubbi e polemiche sul programma di recupero del ragazzo.

Oltre che in quell'occasione, Ciro, il neo diciottenne, è uscito dall'istituto minorile dove sta scontando i 16 anni e mezzo di pena inflitti dal Tribunale altre quattro volte, anche per sostenere un provino nel Beneventano per diventare il calciatore di una squadra sannita.

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Una notizia che ha provocato, nuovamente, rabbia e dolore nella famiglia Della Corte. Sentimenti che si colgono chiaramente nelle parole di Marta Della Corte, figlia di don Ciccio (così, chi lo conosceva e lo rispettava, chiamava Francesco Della Corte, ndr): «Si sostengono sempre di più i diritti dei detenuti, - sostiene la ragazza - ma dove sono finiti invece i diritti delle vittime e delle famiglie di chi è stato ucciso, di quelli a cui è stato negato il diritto alla vita?».

Marta e la sua famiglia si sentono calpestati, ormai: «La linea che separa la riabilitazione da comportamenti ridicoli è diventata veramente sottile». Anche il sindacato di polizia penitenziaria Uspp punta il dito sull'opportunità di certe scelte e sulla loro validità: «Abbiamo ricevuto segnalazioni di permessi con scorta che, - sostiene, in una nota, il presidente dell'Uspp, Giuseppe Moretti - ad avviso di chi deve eseguirle, sfiorano lo spregio della certezza della pena e mettono in difficoltà il personale di polizia penitenziaria». «Un conto è assistere a una cerimonia religiosa per un evento di rilevante valore familiare, - fa notare il sindacalista - come un funerale, il matrimonio di un figlio o anche un battesimo». Altra cosa è, aggiunge, «che gli agenti debbano assistere a feste danzanti a base magari di champagne, che quasi azzerano il senso rieducativo del permesso concesso».
 

Per l'avvocato Nicola Pomponio, legale di Ciro, il forte e legittimo sentimento di dolore nutrito dalla famiglia Della Corte, rende incomprensibile ai loro occhi la funzione rieducativa della pena. Ma per l'avvocato, per i suoi educatori e i suoi psicologi, Ciro «è un soggetto sul quale si può e si deve investire». «Non ha un curriculum penale, - ricorda - non ha mai manifestato una deriva criminale irrecuperabile, non ha mai fumato, non ha mai bevuto alcolici. Ha commesso un delitto efferato, è vero. Ma era un insospettabile. I suoi familiari mai si sarebbero aspettati che potesse compiere simili gesti». L'avvocato Pomponio ritiene che la resipiscenza, possa essere manifestata in vari modi: «in maniera plateale, con un lettera di scuse, oppure intraprendendo un percorso grazie al quale, scontata la pena, Ciro potrà inserirsi nuovamente nella società».

Ultimo aggiornamento: 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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