Nessuno degli inquilini del palazzo di via Riboty 38, a Prati, ha sentito le urla disperate di aiuto delle due prostitute cinesi brutalmente uccise giovedì scorso da Giandavide De Pau. Eppure quelle grida strazianti hanno riecheggiato intorno alle 10,40 di mattino nell’edificio di nove piani, composto da 33 appartamenti, mentre c’era un continuo via vai di inquilini, un trasloco in atto e un portiere che stava pulendo le scale. La prova del fatto che Yan Rong Li (56 anni) e Xiuli Guo (43 anni) abbiano urlato per un interminabile minuto e mezzo, è stata ritrovata dagli uomini della Squadra mobile negli audio registrati dal cellulare del killer, da lui dimenticato nell’appartamento delle cinesi dopo la mattanza.
«ERA RANTOLANTE»
È stata però soltanto un’inquilina del piano seminterrato ad accorgersi che sul pianerottolo del primo piano era riverso per terra in una posizione innaturale il corpo nudo di Xiuli, martoriato di coltellate e ricoperto di sangue.
TANTI CLIENTI FEDELI
Dalle indagini sul triplice omicidio è emerso che nell’appartamento all’interno 8 di via Riboty 38 c’era un continuo andirivieni di clienti, alcuni dei quali fidelizzati negli anni. Uno di loro, dopo essersi presentato spontaneamente in Questura, ha riferito di essere stato nell’ultimo anno e mezzo un assiduo cliente delle due cinesi e di esserci andato anche il giorno prima del delitto. Le prestazioni costavano 50 euro ciascuna: il prezzo concordato anche con il killer. Un altro frequentatore della casa di appuntamenti aveva precisato che dal 2013 c’era sempre stata Yan Rong Li (detta Lia) e una connazionale più giovane che si faceva chiamare Sofia. Il legame tra quest’ultimo uomo e Lia era diventato con gli anni più inteso e radicato, al punto che lui le aveva chiesto di cambiare vita e di andare a vivere insieme. Ma la 56enne si era rifiutata «perché la sua attività era redditizia e le permetteva di aiutare i suoi figli in Cina».
LA MODALITÀ DEGLI INCONTRI
«Quando entravo se Lia era impegnata con altri clienti io attendevo il mio turno in cucina o in un’altra stanza - ha raccontato l’uomo - Vorrei precisare che l’iter degli appuntamenti era lo stesso per tutti i clienti. Se Lia e Sofia erano impegnate con altri clienti, una delle due interrompeva il rapporto sessuale con il cliente di turno e faceva accomodare il cliente che aveva suonato facendolo attendere in una delle stanze libere in quel momento. L’appartamento, ubicato al primo piano dello stabile, è composto da un ingresso, due camere da letto, una cameretta, una cucina e un bagno». «Vorrei precisare che i clienti che entravano in attesa del proprio non si incontravano mai faccia a faccia tra di loro - ha riferito l’uomo - Questo era premura adottata da Lia per la discrezione dei suoi clienti. Io, in tanti anni, nonostante abbia sentito entrare gli altri clienti mentre ero in stanza con Lia, non ho mai visto in faccia nessuno di loro».
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