Servirà un'altra perizia sullo stato di salute mentale del 48enne teramano, padre di famiglia, separato, accusato dalla moglie e dalla figlia maggiore di aver tentato di abusare della figlia più piccola, minore di sedici anni, e per questo arrestato lo scorso autunno su ordine della procura di Teramo con l'accusa di violenza sessuale su minore, aggravata dai legami di parentela.
Già dichiarato incapace d'intendere e volere al momento dei fatti contestati da una prima perizia eseguita dallo psichiatra Giuseppe Cimini (consulente nominato dalla procura), il 48enne è stato scarcerato lo scorso 15 febbraio, ma da quel momento non è tornato in libertà: è ospite di una comunità protetta fuori città, in attesa della chiusura delle indagini del pm Francesca Zani.
La vicenda della tentata violenza sessuale è emersa lo scorso anno da una denuncia della madre e della sorella che hanno raccolto il racconto della figlia adolescente. Al momento dei fatti i genitori erano già separati e pare che l'uomo avesse già manifestato i primi segni di disagio. La procura dopo la denuncia da Codice Rosso ha istruito un fascicolo con il padre indagato che ha portato a novembre dello scorso anno ad un incidente probatorio, nel corso del quale la minore è stata ascoltata in udienza protetta con gip e pm alla presenza di psicologi, consulenti e avvocati. Una procedura standard utilizzata per acquisire il suo racconto dei fatti prima dell'eventuale processo, nel corso del quale non sarà più chiamata a testimoniare, esponendosi al trauma di rivivere il fatto. Secondo la difesa, l'indagato, separato dalla moglie e con problemi di natura psichiatrici che nel frattempo sarebbero anche peggiorati, non si sarebbe mai neppure reso conto del tentativo di violenza perpetrato ai danni della più piccola.