Gilda Ammendola, chi è la napoletana morta a Parigi: forse in carcere per droga. «Amava troppo sua figlia per togliersi la vita»

Su Facebook gli ultimi suoi post risalgono alla fine dello scorso dicembre: in una foto è in costume da bagno, in un'altra c'è un uomo che si appoggia alla sua spalla, nell'ultima è accanto alla sua bimba, sorridono entrambe

Venerdì 10 Marzo 2023 di Marilicia Salvia
Gilda Ammendola, chi è la napoletana morta a Parigi (dopo una condanna per droga). «Amava troppo sua figlia per togliersi la vita»

«Io psicopatica, voi attenzione: capito?». Chissà a cosa si riferiva e a chi si rivolgeva Gilda Ammendola, quel 13 aprile di un anno fa, quando si autoriprendeva con lo smartphone declamando questo misterioso ammonimento.

Certo non avrebbe potuto immaginare che, meno di un anno dopo, quel video postato su Tiktok in forma di "reel" e ripostato sul suo profilo Facebook sarebbe diventato, per chi non l'aveva conosciuta in vita, una specie di biglietto da visita, l'assurdo chiavistello da far girare per tentare di penetrare l'enigma della sua morte. Bella di una bellezza procace, i lunghi capelli biondi freschi di piastra, le sopracciglia e le labbra marcate con tratto deciso, diversa e ugualissima a tutte le giovani donne di cui è pieno l'universo social, Gilda Ammendola era allo stesso tempo aperta e riservata: su Facebook, gli ultimi suoi post risalgono alla fine dello scorso dicembre, in una foto è in costume da bagno, abbronzata e fatale, in un'altra c'è un uomo che si appoggia alla sua spalla, nell'ultima è accanto alla sua bimba, sorridono entrambe, lei più bionda del solito assomiglia un po' a Diletta Leotta, la piccolina indossa occhiali da sole troppo grandi.

IL FERMO
Questo era il mondo di Gilda, questo rivelava di sé, il suo amore per la figlia nata otto anni fa da una relazione di cui non racconta nulla, se non di un "matrimonio" datato su Fb nel 2014 ma in realtà mai celebrato; la figlioletta che era la ragione della sua vita, una ragione più che sufficiente per impedirle di fare la follia di uccidersi, dicono oggi i familiari, ma dicono anche la logica, il buonsenso. Era stata implicata, a quanto pare, in una storia di droga, per questo era stata fermata in un aeroporto francese, l'estate scorsa, poi rilasciata ma senza potersi mai allontanare dalla Francia, fino al processo che si sarebbe svolto a gennaio, quando, dopo la condanna, sarebbe stata portata in carcere. E lì, addirittura il primo giorno di detenzione, Gilda si sarebbe uccisa. Spacciatrice? Tossicodipendente? A Ercolano, dove la giovane mamma abitava - non lontano dalla "Ammendola Carni", la grande azienda che da un paio di generazioni garantisce alla famiglia lavoro e un discreto benessere - nessuno lo sa, o ha voglia di sbilanciarsi.

Nè una risposta arriva tornando a interrogare i social: sempre a spulciare fra i suoi pochi post (e sempre ammesso che non abbiano pensato i fratelli o le amiche a cancellare ricordi più personali), sembrano piuttosto le vicende amorose ad angustiarla. Il 19 dicembre - poche settimane prima del processo e della morte - ha lo sguardo perso e una mano con cui sembra tirarsi i capelli mentre Shabo canta «o cor scus nun u sacc usà, dimmi pecché nun mi capisce mai nessuno». Se è la stessa Gilda del 13 aprile, quella che si definisce psicopatica, capirla sembra difficile davvero. Ma questo non vuol dire che si debba rinunciare. «Avevi tutta una vita davanti», commenta una donna sotto il post di quella canzone neomelodica, mentre gruppi come "Verità sulle morti in carcere" e "Osservatorio repressione" rilanciano notizie, non verificate, di una violenza che la giovane avrebbe subìto poche ore prima della morte, e sottolineano l'incongruenza di un gesto estremo commesso una manciata di ore dopo aver telefonato alla famiglia per farsi spedire in carcere biancheria ed effetti personali.

LA CONSEGNA
«Mai si sarebbe tolta la vita, amava troppo sua figlia», giura una donna, che però si affretta a spiegare che non la conosceva, «ma me l'ha detto un cliente della loro azienda». La consegna del silenzio, a Ercolano, è assoluta e misteriosa quasi quanto la frase di Gilda su quel suo essere psicopatica: una consegna che ha resistito un mese e mezzo, mica poco, tutto il tempo trascorso dal presunto suicidio di Gilda fino a ieri, quando l'avvocato di famiglia ha annunciato l'avvio dell'inchiesta da parte della Procura di Roma. In mezzo c'è stato il tempo di un'altra tragedia, la morte del papà della 32enne, spirato in un ospedale di Milano ai primi di febbraio per una grave malattia. Senza mai venire a sapere - questo la famiglia lo lascia filtrare - della triste fine di sua figlia. E così a Ercolano c'è una bimba che in poche settimane ha perso la mamma e il nonno, e una nonna che ha perso il marito e la figlia. Troppo dolore, tanti interrogativi. E chissà quanto c'entra quel cuore «ca nu sacc usà».

 

Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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