Usura, 3mila euro di prestito diventano 19mila da restituire: arrestata un'intera famiglia

Mercoledì 10 Ottobre 2018 di Patrizio Iavarone
Usura, 3mila euro di prestito diventano 19mila da restituire: arrestata un'intera famiglia
Gli agenti di polizia sono andati a prelevarli ieri mattina presto dalla loro abitazione di Sulmona (L'Aquila): una famiglia intera di etnia rom, madre, padre, nonna e nipote, finiti in carcere con l’accusa a vario titolo di usura, tentata estorsione e tentato omicidio con l’aggravante della crudeltà. La vittima, una cinquantacinquenne di origine rumena proprietaria di un autolavaggio in viale della Repubblica a Sulmona, infatti, poteva rimetterci la pelle, quando il 19 settembre scorso, mentre era a lavoro, una delle indagate la ha aggredita brutalmente con una chiave inglese, sferrandole una serie di colpi sulla testa, danneggiando un’auto di un cliente, e poi allontanandosi minacciando di morte tutta la sua famiglia.

Il motivo di tanta violenza la polizia lo ha scoperto quando è intervenuta sul posto, raccogliendo il racconto della vittima e trovando, a seguito di una perquisizione, un foglio nel quale erano annotati tutti i versamenti che la famiglia rumena aveva fatto negli ultimi quattro anni a favore dei suoi aguzzini: 19mila euro in tutto a fronte di un prestito di 3mila euro, con interessi mensili del 20%. Con richieste di versamenti continui, anche di solo 20 euro. Dietro le sbarre sono finiti così Sonia Di Rosa, il marito Bruno Spinelli (quarantatré anni), il figlio Luigino Spinelli (ventidue anni) e la madre della Di Rosa, Liliana Morelli di sessantanove anni. Soggetti già noti alle forze dell’ordine e in particolare Bruno Spinelli e Liliana Morelli, entrambi già coinvolti in vicende di usura.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari Marco Billi su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Stefano Iafolla: "La brutalità assoluta, la totale assenza di remore e di freni inibitori, il ricorso alla forza intimidatorie del gruppo di appartenenza, l’aver agito in più persone riunite, il non aver esitato a porre in essere una serie di reati di particolare gravità per conseguire il prezzo del reato originario di usura - scrive il giudice -, costituiscono tutti elementi concreti che rendo certa (non solo possibile o probabile) la reiterazione futura di condotte analoghe da parte degli indagati". La famiglia Rom, insomma, deve andare in carcere, anche perché c’è un concreto pericolo di inquinamento probatorio, tant’è che il cliente che aveva subito il danneggiamento alla sua auto ha ritirato la denuncia-querela dopo pochi giorni, "evidentemente perché aveva compreso chi era l’artefice", spiega il commissario Francesca La Chioma.
Ultimo aggiornamento: 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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