I litigi erano così frequenti e burrascosi che le urla arrivavano fino alle finestre del palazzo di fronte. «Bisticciavano sempre, in continuazione» è il ritornello dei residenti di via Romualdo Castelli, una stradina alle porte del centro di Fabriano. L’ultima, fatale, lite c’è stata nella tarda mattina di sabato. È in camera da letto che s’è consumato l’omicidio di Fausto Baldoni, 63enne operaio della Gls, azienda di logistica con sede ad Ancona. Fatali sono stati i colpi, diversi, inferti alla testa con un oggetto contundente, probabilmente una abat jour. Per la procura, a scagliare i fendenti è stata la compagna, la 50enne Alessandra Galea, madre di due figli (avuti da una precedente relazione) e con un passato da stilista di moda.
L'ACCUSA
Nove anni dopo e a solo un chilometro di distanza si è consumata un’altra tragedia, per cui Alessandra è finita nel carcere di Villa Fastiggi di Pesaro all’alba di ieri con l’accusa di omicidio volontario. Nei confronti della donna è scattato il fermo dopo l’interrogatorio reso sabato notte nella caserma dei carabinieri di Fabriano, che con i colleghi del Nucleo Investigativo di Ancona seguono l’indagine coordinata dal pm Daniele Paci. Era da una trentina d’anni che la coppia si frequentava, tra alti e bassi. La convivenza è diventata stabile un paio di anni fa. Lei ha vissuto per un periodo in provincia di Perugia, poi a Fabriano, dividendo casa per un breve lasso di tempo con la sorella Consuelo, dichiarata incapace di intendere e di volere per l’omicidio della madre. Sabato mattina è successo l’irreparabile. Stando a una prima ricostruzione, il 63enne doveva uscire per pranzo. Era atteso a Scheggia, in una casetta in campagna dai familiari, tra cui la sorella Rita. All’appuntamento non si è mai presentato. A fermarlo è stata la violenza esplosa in camera da letto e riconducibile, stando all’ipotesi accusatoria, alla compagna. È stata la sorella della vittima a chiamare i soccorsi, preoccupata che il fratello - sempre puntualissimo - non si era fatto vedere a pranzo, non rispondeva al telefono e al citofono. La Galea, che è stata vista uscire dal palazzo nel primo pomeriggio con un borsone, è tornata in via Castelli verso le 20, quando ormai sotto casa dell’operaio, al civico 56, c’erano carabinieri, 118 e vigili del fuoco. Avrebbe fatto finta di non aver alcun legame con Fausto. «Ma davvero è morto il signor Baldoni?» avrebbe chiesto ad alcuni vicini. Un atteggiamento che ha insospettito gli investigatori, tanto da portare la donna in caserma per un primo interrogatorio.
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IL SEQUESTRO
L’appartamento è stato sequestrato. Sulla salma del 63enne verrà eseguita l’autopsia. «Litigavano sempre, si sentivano le urla» dicevano ieri i vicini. «Se non ti sta bene, vattene via» le parole che sentivano dire da Fausto durante i litigi, spesso innescati da motivi economici. L’operaio avrebbe avuto così paura per la sua incolumità da far sparire tutti i coltelli e barricarsi a volte in camera. Avrebbe sofferto la personalità prorompente della compagna, disoccupata e con alle spalle due Tso, trattamenti risalenti a poco dopo il delitto della mamma. «Ha agito per difesa, non aveva intenzione di ferire o di uccidere» ha detto l’avvocato della Galea, Franco Libori, ripetendo la versione della donna. Nelle prossime ore, Alessandra sarà dal gip per la convalida del fermo.
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