Torneranno liberi nei prossimi giorni, in attesa della sentenza definitiva, i tre giovani ciociari condannati a 14 anni per l'omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne morto a seguito di un'aggressione avvenuta nel marzo 2017 all'esterno di un locale notturno di Alatri, in provincia di Frosinone.
L'ordinanza del presidente della Corte d'appello di Roma, che prende atto della scadenza dei termini di custodia cautelare, è stata firmata ieri.
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NON FU OMICIDIO VOLONTARIO
Un esito prevedibile codice penale alla mano, ma che fa accrescere l'amarezza dei familiari della vittima già delusi per il fatto che sia in primo (luglio 2019) che secondo grado (febbraio 2021) i giudici hanno respinto la tesi dell'accusa dell'omicidio volontario derubricandolo a preterintenzionale.
Per i pubblici ministeri la morte di Emanuele sarebbe arrivata dopo una vera e propria caccia all'uomo consumatasi in piazza, davanti a decine di ragazzi, dopo una banale lite nata nel locale Mirò. Ai fini della sentenza però è stata decisiva la perizia medico-legale secondo cui Emanuele non è morto per le botte ricevute, ma a causa dall'urto contro un'auto in sosta su cui il giovane è caduto mentre cercava di scappare dai suoi assalitori.
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E quindi a fronte della richiesta di condanna all'ergastolo per Fortuna (che scagliò l'ultimo pugno prima che Emanuele cadesse), 26 anni per Palmisani e 24 per Castagnacci, i tre giovani imputati sono stati condannati a 16 anni in Corte d'Assise, pena poi ridotta a 14 in Appello.
E considerando che Palmisani e Castagnacci erano stati arrestati il 28 marzo del 2017 e Fortuna il 10 aprile, per i primi due i termini di custodia cautelare scadono il 30 maggio, per l'altro l'11 giugno. Palmisani e Fortuna da alcuni mesi stavano già beneficiando dei domiciliari, mentre Castagnacci si trova ancora in carcere a Regina Coeli per reati pregressi legati allo spaccio di droga.
L'AMAREZZA DELLA SORELLA
Duro il commento di Melissa, la sorella di Emanuele: «Ci sentiamo delusi da questa giustizia che favorisce i delinquenti e che grazie alle lungaggini della burocrazia rimette in libertà degli assassini. In un paese civile cose di questo genere non dovrebbero accadere. Emanuele e la nostra famiglia uccisi ancora una volta».
Amarezza viene espressa anche dal sindaco di Alatri Giuseppe Morini: «È scandaloso che a questa famiglia sia stato negato anche il diritto di una condanna certa in tempi ragionevoli».
Ora non resta che attendere la pronuncia della Cassazione a cui sia la Procura generale che la famiglia Morganti hanno fatto ricorso contro la sentenza di Appello.