Emanuela Orlandi, il Vaticano riapre il caso. Alì Agca: «Io pronto a fare rivelazioni con prove»

Maria Antonietta Gregori: "La notizia della riapertura delle indagini mi rende felice, finalmente si accende la luce sulla verità"

Martedì 10 Gennaio 2023
Emanuela Orlandi, il Vaticano riapre il caso. Alì Agca: «Io pronto a fare rivelazioni con prove»

Il Vaticano riapre il caso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi dopo 40 anni dalla scomparsa della 15enne che sparì nel nulla il 22 giugno 1983. A chiedere a gran voce la riapertura delle indagini sono stati, con crescente intensità negli ultimi due anni, sia i familiari sia il loro legale Laura Sgrò, anche sulla base di una testimonianza del fratello di Emanuela, Pietro, secondo il quale una cartellina gialla con su scritto "Rapporto Emanuela Orlandi" era stata vista dal cosiddetto "Corvo", Paolo Gabriele (l'ex maggiordomo del Papa nel frattempo deceduto), negli uffici del Palazzo Apostolico. Nuove rivelazioni, docu-serie di successo, piste inedite. Ma, nonostante il tam tam mediatico di ieri, il rappresentante legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, afferma di non aver ancora ricevuto alcuna comuncazione formale dal Vaticano. «Proprio per questo - afferma - ho preparato una istanza formale che presenterò domani in Vaticano in cui chiedo informazioni dettagliate sull'apertura di queste indagini e un incontro con il promotore di giustizia per avere uno scambio quanto prima«» Nemmeno Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, per ora ha ricevuto alcuna convocazione che comunque dovrebbe passare sempre da una notifica al suo legale. 

Alì Agca: «Io pronto a rivelazioni con prove»

«Il vaticano ha fatto una ottima mossa, doverosa, riaprendo il caso di Emanuela Orlandi.

Da 40 anni il Vaticano subisce una gravissima campagna di calunnia di aver stuprato e ucciso Emanuela. Invece Emanuela non ha mai subito nessuna violenza e fu trattata sempre umanamente. Io Ali Agca sono disposto a fare delle rivelazioni con delle prove documentali indiscutibili sia davanti la magistratura vaticana sia davanti una eventuale commissione di inchiesta del parlamento italiano». Lo dice all'Adnkronos Alì Agca, l'attentatore di Giovanni Paolo II, commentando la decisione di riaprire le indagini sul caso Orlandi. «Quanti vogliono distruggere il Vaticano anche con le calunnie di pedofilia contro i Papi onesti - spiega sempre l'ex esponente dei lupi grigi turchi - sono gli stessi centri dei poteri diabolici internazionali che nascondono verità orribili sui covi della pedofilia (…). Speriamo, dunque, che Emanuela Orlandi possa ritornare alla sua famiglia in questo anno». L'attentatore di papa Giovanni Paolo II dopo aver evocato anche un ruolo della Cia e di Gladio ribadisce come «Il Vaticano rimane l'unico ultimo baluardo istituzionale mondiale nella difesa della vita e della dignità dell'umanità intera. L'Europa occidentale rimane il perno della democrazia contro la barbarie della Cina, gli errori della Russia e la tirannia dell'impero americano. È quindi sotto la guida spirituale morale del Vaticano che l'Europa deve diventare una potenza internazionale indipendente - continua Agca all'Adnkronos - per edificare un nuovo ordine mondiale all'insegna del Vangelo, della pace, della prosperità e della libertà, dell'eguaglianza e della fratellanza tra tutti i popoli del mondo».

La scomparsa di Mirella Gregori

Mai come in questi ultimi tempi si sono riaccesi i fari sulla storia della giovanissima Emanuela, fari che si erano spenti nell'ottobre del 2015 allorché il Gip, su richiesta della Procura guidata da Giuseppe Pignatone, archiviò l'inchiesta sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, formalmente aperta nel 2008 in seguito alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, l'ex amante del boss della Magliana.

Emanuela Orlandi, da Agca alla banda della Magliana: la storia della ragazza vaticana scomparsa a Roma

E proprio la sorella di Mirella, Maria Antonietta Gregori, afferma: «La notizia della riapertura delle indagini mi rende felice, finalmente si accende la luce sulla verità. Io sono e resto a disposizione, qualora gli inquirenti vogliano sentirmi. Tutto purché si continui a cercare la verità».  

La notizia della nuova inchiesta, che arriva a 40 anni dalla scomparsa delle due giovani ed è in linea con l'esigenza di trasparenza fortemente voluta da Papa Francesco, è arrivata ieri ed è stata subito accolta con entusiasmo dai loro familiari che ne erano all'oscuro. Pietro Orlandi, impegnato nella ricerca della sorella praticamente dal giorno della scomparsa, è convinto che "le indagini potrebbero durare pochissimo". "L'apertura di un'inchiesta in Vaticano- ha scritto sui social- sul rapimento di Emanuela, dopo 40 anni, se fatta veramente con la volontà e l'onestà di fare chiarezza una volta per tutte e dare finalmente giustizia ad Emanuela, potrebbe durare pochissimo. Non sarebbe necessario fare lunghissime indagini perché la Verità già la conoscono, basta raccontarla. Altrimenti spero mi convochino prima possibile per poter verbalizzare". Comunque, ha concluso, "non posso non essere contento e come sempre, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare positivo". Ha poi rinnovato l'appuntamento al sit in di sabato, organizzato proprio per la sorella: "Ci vediamo, con chi vorrà e potrà', sabato alle 16.30 a Largo Giovanni XXIII, per ricordare Emanuela e per ricordare che noi non cederemo mai di un passo fino alla Verità". 

 

Da dove si ripartirà

Stando al piano di lavoro messo a punto dall'ufficio del promotore di giustizia si ripartirà dai dati processualmente acquisiti, si seguiranno nuove piste e vecchie indicazioni all'epoca non troppo approfondite: l'investigazione, insomma, ripartirà dall'esame di ogni singolo dettaglio (qui le prove dimenticate o sottovalutate) a cominciar da quel pomeriggio in cui la penultima nata figlia del messo pontificio Ercole  scomparve nel nulla. Emanuela si era chiusa alle spalle la porta della sua abitazione dentro la Sacre Mura alle 16 del 22 giugno 1983 per andare a lezione di musica in piazza Sant'Apollinare, nello stesso complesso dell'omonima basilica dove, anni dopo, si scoprirà che era stato seppellito uno dei capi della banda della Magliana, "Renatino" Enrico De Pedis, secondo diversi testimoni esecutore materiale del sequestro «per conto di alti prelati». 

Le ultime novità

La scorsa estate, il pm romano Erminio Amelio ha aperto una nuova inchiesta giudiziaria sul giallo collegato di Katy Skerl, la 17enne uccisa nel 1984 a Grottaferrata la cui bara - come anticipato da Marco Accetti, superteste e reo confesso del sequestro Orlandi-Gregori - è stata incredibilmente rubata. Poi, qualche settimana fa, la mamma di Josè Garramon, il bambino uruguayano travolto e ucciso nella pineta di Castel Fusano dallo stesso Accetti nel dicembre 1983, ha rivelato che dietro la morte di suo figlio potrebbero esserci state forze occulte, nell'ambito del Piano Condor promosso dalle polizie segrete dei regimi latinoamericani, in alleanza con la Cia, contro le posizioni "progressiste" sue e di suo marito.  Ricatti e regolamenti di conto sulla pelle di adolescenti innocenti, insomma: lo scenario è questo. Infine, nelle scorse settimane - mentre la famiglia Orlandi continuava a chiedere la riapertura delle indagini - una serie di inchieste del Corriere.it ha fatto emergere indizi mai rivelati sulla partecipazione della banda della Magliana (provata dall'utilizzo del codice "Aliz", che riconduceva a "Renatino" De Pedis), su precedenti pedinamenti di cittadine vaticane e sulle pressioni in ambito ecclesiastico (anch'esse evidenziate da messaggi criptati) per estromettere monsignor Marcinkus (anni dopo incriminato per bancarotta fraudolenta) dalla gestione dello Ior. 

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 09:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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