I soldi dei narcos nei ristoranti di mezza Europa: «Ci ha rovinato il Pos». Sequestrato anche un locale a Ponte Milvio

‘Ndrangheta, operazione della Dda di Reggio: 200 arresti e 23 tonnellate di cocaina scoperta

Giovedì 4 Maggio 2023 di Valentina Errante
I soldi dei narcos nei ristoranti di mezza Europa: «Ci ha rovinato il Pos». Sequestrato anche un locale a Ponte Milvio

La mente era nella Locride, gli affari in tutta Europa: dall’Italia alla Germania, dal Portogallo al Belgio. Con fiumi di cocaina acquistati in monopolio dal Sudamerica (3 tonnellate sequestrate in Italia, altre 20 dai ad Anversa e Rotterdam), soldi contanti, circa 22 milioni di euro, che per due anni hanno viaggiato nei “pick-up money”, reinvestiti nei locali di mezza Europa, che, infine, grazie al “nero” alimentavano la macchina del business. Parte dalla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, in collegamento con le procure distrettuali di Genova e Milano, la procura federale Belga e le autorità giudiziarie tedesche, l’inchiesta “Eureka” che ha interrotto il business dell’ndrangheta. Sono oltre 200 gli arresti tra Italia, Germania e Belgio e anche in Australia, 150 perquisizioni, eseguite in Spagna, Portogallo, Francia, Romania e Slovenia. Venticinque milioni di beni sequestrati: in Calabria, in Portogallo e il «Café In Srl» a Roma, che gestiva, anche, il ristorante Pallotta di Ponte Milvio a Roma e “La Rampa” di piazza Mignanelli.

Le indagini del Ros hanno ricostruito le movimentazioni di droga e soldi tra maggio 2020 e gennaio 2022.

LA COCAINA
«È stata documentata - scrive il gip - l’organizzazione da parte di Morabito di una spedizione in Brasile di un container carico di armi da guerra, provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, fornite da un’organizzazione criminale operante in Italia e in Pakistan», armi scambiate con un gruppo paramilitare in cambio della droga. Per gestire il continuo di cocaina da Sudamerica all’Europa, le cosche della Locride sfruttavano i principali porti commerciali: Gioia Tauro e Anversa, che aveva assunto il ruolo di hub per i traffici verso il nord Europa. Il vertice dell’organizzazione è stato individuato in tre maxi-associazioni criminali che fanno capo alle più potenti famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionica: la famiglia Nirta «Versu» di San Luca con articolazioni in Brasile; la famiglia Mammoliti «Fischiante» di Bovalino con ramificazioni in Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia e contatti con i fornitori sudamericani di cocaina e con trafficanti internazionali; infine la famiglia Strangio «Fracascia» collegata alle cosche Nirta-Strangio coinvolte nella strage che nel 2007 sconvolse la Germania con sei morti in un ristorante di Duisburg.

ROMA
Ma non c’è solo la coca. A Roma in un appartamento in via della Farnesina gli uomini del clan, intercettati dal Ros, contavano i soldi da dividersi. Il “nero” realizzato nel locale di Ponte Milvio e nei cinque ristoranti in Portogallo. E si lamentavano, perché l’obbligo del Pos aveva arrecato danni notevoli: «C’abbiamo perso un milione di euro». Annota il gip: «I due si lamentano dei pagamenti effettuati tramite Pos, circostanza che limita notevolmente il margine di manovra per distrarre somme dagli incassi della società». È il 22 novembre del 2021, quando Francesco Giorgi e Francesco Nirta «offrono ulteriori elementi in ordine alle divisioni mensili tra i soci del contante proveniente sia dal circuito dei ristoranti portoghesi, sia dalla gestione del ristorante romano; i due ripercorrono le spartizioni dei mesi precedenti, fino a giungere a quella più recente del mese di ottobre, mensilità durante la quale i quattro membri del gruppo hanno percepito una quota pro capite pari 16.135 euro». Si rammaricano: «Nel 2018 - dicono - erano 29mila euro di spartizione, 116mila abbiamo diviso, 29mila euro a testa. Proprio, in assoluto è stato nel 2017, 48mila euro a testa. Ci siamo divisi 194 mila euro». E sostengono che un risultato analogo avrebbero conseguito anche nel 2021 senza le chiusure dovute alla pandemia «Ci ha rovinati, che se era con il lavoro normale, ci saremmo divisi un sacco di soldi». Le verifiche hanno consentito di dimostrare che Domenico Giorgi, arrestato ieri, fosse il dominus di un vero e proprio “impero”, composto da una società italiana (la “Caffè In srl”) che controlla il ristorante “Antica Trattoria da Pallotta” di Roma, e da nove società portoghesi con cinque ristoranti in Portogallo, i cui proventi confluiscono in una cassa comune e vengono suddivisi tra i soci, anche occulti.

MILANO
Emerge poi come il gruppo criminale smantellato in Lombardia, grazie a un accordo con il narcotrafficante della camorra Raffaele Imperiale, collaboratore di giustizia, riuscisse a fare arrivare in Italia, 300 chili di cocaina «al mese», rivenduta «a 34mila euro al chilo». Un gruppo guidato, secondo l’accusa, da Bartolo Bruzzaniti che avrebbe anche favorito la latitanza del boss della ‘ndrangheta, Rocco Morabito, l’uomo che ha offerto all’organizzazione paramilitare il container di armi in cambio della forniture di droga nel porto di Gioia Tauro. 
Valentina Errante

Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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