Decapitato in casa, lapsus tradisce sospettato: omicidio per debito di matrimonio. Un arresto

Giovedì 10 Giugno 2021
Decapitato in casa, lapsus tradisce sospettato: omicidio per debito di matrimonio. Un arresto
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«Sono ancora sconvolto da tutto quel sangue che ho visto quando gli ho tagliato la testa». Una frase netta, in mezzo a tante confuse, Potrebbe essere un lapsus, ma anche una confessione involontaria quella resa da Mostafa Mohamed, 24 anni, quando è stato interrogato dai magistrati. Il giovane originario del Bangladesh poche ore prima era stato fermato dalla polizia nelle indagini sull'omicidio di Mohamed Ibrahim, un connazionale, 25enne, trovato decapitato in un appartamento in corso Francia, a Torino, martedì sera.

STRANGOLATO - L'assassino lo ha strangolato con un cordino di nylon e poi gli ha staccato la testa con un coltello.

Quando ormai era morto. Sulle prime Mostafa non volevo parlare. Sosteneva di avere un'emicrania. I pm Valentina Sellaroli e Marco Sanini, con pazienza, gli hanno chiesto di raccontare a grandi linee la sua vita. E lui a certo punto ha tirato fuori la storia del sangue. «Il movente è di natura puramente economica, nulla di religioso o di rituale», spiega il capo della Squadra Mobile della Questura di Torino Luigi Mitola, che ha indagato sull'omicidio, un giallo risolto in 48 ore. Mostafa, che è stato fermato questa mattina alla stazione ferroviaria di Porta Nuova mentre con borsa e passaporto cercava di lasciare la città, aveva dato del denaro alla vittima. Qualche migliaia di euro, alcuni testimoni parlano di 1.200 euro, Mostafa di 4.000, dati in cambio della promessa da parte di Ibrahim di fargli sposare una sua congiunta, residente nel Paese asiatico. Nozze che per motivi ancora da chiarire erano poi saltate.

LA VICENDA - Varie volte Mostafa ha chiesto indietro la somma, visto che il 'pattò non era stato rispettato. Martedì, giorno di riposo per Ibrahim dal lavoro come lavapiatti in una pizzeria, è andato a casa sua, lo ha strangolato e poi con un coltello da cucina lo ha decapitato. Si è cambiato gli abiti ed tornato a casa. Una videocamera di sorveglianza installata nel cortile di corso Francia ha registrato la sua presenza alle 18.30, quando è arrivato, e alle 20.30 quando è andato via. «Abbiamo ritrovato il coltello, il cordoncino di nylon - spiega Mitola - e gli abiti lavati, che abbiamo riconosciuto grazie alle immagini». Per gli investigatori, dunque, il «quadro indiziario è chiaro». I due erano in Italia da sette anni. Anche Mostafa lavorava come lavapiatti o aiuto cuoco. «Un delitto maturato - conclude Mitola - in un ambiente di persone che vivono di lavoretti saltuari e l'emergenza Covid ha peggiorato la loro situazione».

Ultimo aggiornamento: 22:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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