I famigliari di Carol Maltesi non ci saranno. Non saranno presenti alla mediazione per definire il programma di giustizia ripartiva che dovrà seguire Davide Fontana, il bancario di 45 anni che l'ha uccisa con violenza, ha tenuto nascosti i suoi resti e poi ha cercato di disperderli nel Bresciano.
Il papà di Carol: «Allibito»
Dopo il via libera del tribunale di Busto Arsizio alla richiesta dell'uomo, condannato in primo grado a trent'anni, l'avvocato Manuela Scalia, che assiste il padre di Carol, Fabio Maltesi ha spiegato di avere avvertito l'uomo «che vive ad Amsterdam, della decisione della Corte.
La condanna
È arrivata cinque giorni dopo la decisione dei giudici di ammetterlo alla giustizia ripartiva, nuovo istituto introdotto dalla riforma Cartabia, che non è alternativo al carcere. Non influisce sull'iter del processo penale, non prevede sconti di pena, e non ha conseguenze neanche dal lato della giustizia civile. È una forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, basata sull'ascolto e sul riconoscimento dell'altro con l'aiuto di un terzo imparziale. In questo quello di Fontana potrà essere, secondo il suo avvocato Stefano Paloschi, un «caso pilota» che «crea un precedente».
L'iter proseguirà anche se la famiglia di Carol non vuole essere coinvolta: ora si attende (ma una tempistica certa non c'è) che venga fissato l'incontro con un mediatore e che il percorso di Fontana si concretizzi. In quale modo non è definito dalla norma. Vista la tipologia di reato, potrebbe prestare servizio volontario in un centro antiviolenza. «Io comprendo i famigliari. Ma chiunque si batta contro la violenza di genere - ha commentato Paloschi - dovrebbe guardare con favore all'istituto della giustizia riparativa. Istituto che, se messo in pratica seriamente, e questo lo dirà il tempo, può davvero fare la differenza. Il nostro è un caso pilota in Italia che crea un precedente: io credo debba essere osservato con attenzione».
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