Cospito, Delmastro, Donzelli, Nordio, Serracchiani: chi sono (e che ruolo hanno) i protagonisti del caso

Protagonisti e comprimari della vicenda legata al carcere duro dell'anarchico

Giovedì 2 Febbraio 2023 di Andrea Bulleri
Cospito, Delmastro, Donzelli, Nordio, Serracchiani: chi sono (e che ruolo hanno) i protagonisti del caso

Chi lancia accuse e chi deve difendersi dai sospetti, chi punta a raccogliere consensi e chi prova a parare il colpo. Come ogni caso politico-mediatico, anche la vicenda del Cospito-gate (le intercettazioni dell'anarchico detenuto al 41 bis e in sciopero della fame che finiscono oggetto di un'arringa a Montecitorio) ha i suoi protagonisti e i suoi comprimari. Giovanni Donzelli, deputato di FdI, il primo a tirar fuori in Aule le frasi che hanno creato il caso («da dove le ha prese se erano intercettazioni riservate?», è l'accusa).

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Poi c'è Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, nel fuoco di fila perché accusato di aver rivelato lui quelle parole («documenti non secretati», si difende) al suo coinquilino Donzelli.

Infine Carlo Nordio, il ministro della Giustizia, che annuncia verifiche («ho chiesto al mio capo di gabinetto di approfondire quanto avvenuto») e Debora Serracchiani, protagonista del primo botta e risposta con Donzelli alla Camera. Sullo sfondo della storia, poi, resta lui, Alfredo Cospito, e  i boss al 41 bis coi quali l'anarchico avrebbe avuto gli scambi oggetto delle polemiche durante l'ora d'aria nel carcere di Sassari. Ecco i ritratti dei protagonisti. 

Giovanni Donzelli

Fiorentino, classe 1975, Donzelli (come del resto Delmastro e la stessa premier Meloni) appartiene alla cosiddetta "generazione Atreju", quelli che un paio di decenni fa erano i giovani di Alleanza Nazionale. Non a caso, il "Donze" è uno dei collaboratori più fidati di Meloni, che gli ha messo in mano le chiavi dell'organizzazione di Fratelli d'Italia (indicandolo di recente come nuovo responsabile del partito a Roma). Una lunga militanza cominciata in una terra, la Toscana, e in una famiglia storicamente "rosse". «I miei erano di sinistra, mia madre pianse quando le dissi che mi ero iscritto al Fuan» (il Fronte universitario d’azione nazionale, ndr), ha raccontato più volte lui stesso. Preso di mira, negli anni di Scienza politiche a Firenze, dagli studenti di sinistra che lo appesero a testa in giù, tenendolo per le caviglie fuori da una finestra dell'università. Nel 2004 è consigliere comunale a Firenze, nel 2009 approda in consiglio Regionale. Poi l'adesione a FdI, fin dalla fondazione. E nel 2018 l'approdo in Parlamento, dove si fa sempre più strada. Fino a rifiutare (così ha confessato) l'offerta di entrare al governo, per continuare a occuparsi del partito. 

Andrea Delmastro

Altro esponente della generazione Atreju, diversamente da Donzelli Delmastro è considerato un "figlio d'arte": per due legislature il padre Sandro fu deputato di Alleanza Nazionale. Piemontese di Gattinara (Vercelli), classe 1976, anche Donzelli si è cimentato con la politica fin dalla giovane età, divenendo assessore e consigliere comunale a Biella, a poco più di 20 anni. Di professione avvocato, dalla militanza locale approda in Parlamento nella scorsa legislatura, nel 2018, diventando responsabile Esteri di FdI. Infine il bis alle politiche anticipate del 25 settembre 2022 e la nomina a sottosegretario alla Giustizia nel governo Meloni, nel quale è considerato da molti il "numero due" di Carlo Nordio. Tra i suoi compiti rientra la responsabilità sul Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Ed è proprio in virtù di quest'incarico che avrebbe ricevuto il dossier contenente le intercettazioni in carcere di Cospito. Che, accusa l'opposizione, non dovevano essere diffuse. Lui invece si difende: «Le carte non erano secretate: avrei dato quelle informazioni a qualunque parlamentare me le avesse chieste». 

Carlo Nordio

Ministro della Giustizia del governo Meloni, 75 anni, magistrato ed ex procuratore aggiunto a Venezia, Nordio entra nella vicenda Donzelli-Cospito in un secondo momento: chiamato in causa dalle opposizioni a riferire sul perché le parole dell'anarchico intercettato fossero finite nella disponibilità di Donzelli. È quello che il ministro ha fatto ieri in Aula, prima alla Camera e poi al Senato. Sul punto, Nordio ha chiarito di non voler interferire con il lavoro della magistratura, dal momento che sul caso è stato aperto un fascicolo alla procura di Roma (dopo un esposto del verde Angelo Bonelli). Poi ha affermato che «è bene ricordare che tutti gli atti riferibili a chi è detenuto al 41 bis sono dati sensibili, quindi - ha aggiunto - occorrerebbe una preventiva verifica e valutazione del contenuto. Anche se bisogna capire di che tipo di atti si tratta e da che tipo di segretezza fossero coperti». Motivo per cui, ha concluso il Guardasigilli, «ho chiesto al mio capo di gabinetto di ricostruire quanto accaduto».

Debora Serracchiani

È una delle principali artefici del j'accuse contro Donzelli. Perché è dal botta e risposta alla Camera tra lei, capogruppo del Pd, e il deputato di FdI che nasce buona parte del caso. Nata a Roma nel 1970, è a Udine che comincia la sua carriera politica, dove dal 2006 è consigliera provinciale. Tre anni dopo l'approdo al Parlamento Europeo, poi la presidenza del Friuli Venezia Giulia (e, dal 2014 al 2017, il ruolo da vicesegretaria del PD). Infine, nel 2018, diventa deputata, e dal 2021 è capogruppo per i dem a Montecitorio, riconfermata anche dopo le ultime Politiche. È qui, alla Camera, che parte la polemica. Con Donzelli che critica la scelta di Serracchiani e di altri deputati del Pd (tra cui Andrea Orlando) di far visita a Cospito in carcere per verificare le sue condizioni di salute. «Il Pd sta con i terroristi o con lo Stato?», l'accusa di Donzelli. Replica indignata Serracchiani: «Parole gravissime, ci difenderemo in tutte le sedi». Poi il j'accuse si ritorce contro il deputato di FdI. Che finisce nel mirino del gruppo dem per aver citato le frasi di Cospito a colloquio con i boss. 

Alfredo Cospito

È l'anarchico dalla cui detenzione al 41 bis, cioè al regime di "carcere duro", senza possibilità di contatti con l'esterno, nasce il caso. Della sua vicenda si discute da settimane, da quando per protestare contro il 41 bis (regime carcerario di solito applicato ai boss mafiosi) ha cominciato uno sciopero della fame che va avanti da oltre 100 giorni. Le sue condizioni di salute, per questo motivo, sono significativamente peggiorate, tanto che nei giorni scorsi è stato trasferito dal penitenziario di Sassari al carcere di Opera, a Milano, struttura più adatta per sottoporlo alle eventuali cure necessarie. 55 anni, considerato uno delle figure più influenti dei movimenti anarchici Fai-Fri (Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale), Cospito è in carcere da 10 anni per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, avvenuto nel 2012. Ora sta scontando anche un’altra condanna a 20 anni per alcuni attentati - l’accusa contestata è quella di strage politica - per aver diretto la Federazione anarchica informale, considerata dai giudici un’associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Nel 2006 Cospito e altri anarchici avrebbero posizionato due ordigni in due cassonetti davanti all’ingresso della caserma alla scuola allievi carabinieri di Fossano. L’esplosione non aveva provocato né morti, né feriti. Secondo gli inquirenti, il primo ordigno avrebbe dovuto attirare le forze, mentre il secondo le avrebbe dovute colpire. Il reato contestato era la strage, ma per la Corte di Cassazione - che ha disposto il ricalcolo della pena in sede di appello - si tratta di strage politica, che prevede come pena massima l’ergastolo e rientra tra i reati ostativi: se il detenuto non collabora con la giustizia non sono previsti benefici.

Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 07:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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