Dopo 45 giorni di carcere, prima donna magistrato a finire dietro le sbarre, e due mesi di domiciliari, arriva la condanna a sette anni per Chiara Schettini, ex giudice della sezione fallimentare di Roma accusata di essersi appropriata, con l'allora compagno, di circa cinque milioni di euro dalle procedure fallimentari da lei trattate.
L'INCHIESTA
Una condanna pesante, come richiesto dal pubblico ministero Manuela Comodi che dal 2012 lavora a un'inchiesta che ha visto Schettini accusata anche di falso, corruzione, minacce e intralcio alla giustizia: tutte contestazioni prescritte, tranne il peculato per cui è stata condannata. Dei tredici indagati iniziali (tra cui professionisti, commercialisti e curatori fallimentari), ieri sono stati condannati con tanto di interdizione per cinque anni dai pubblici uffici - anche R. G. a 4 anni e mezzo, Massimiliano Fiore e Andrea Doni, entrambi a 4 anni, mentre sono stati assolti per non aver commesso il fatto Sergio Usai e Pierluigi De Paolis. Per tutti gli altri, è arrivata la prescrizione, in una sentenza emessa a 15 anni dai fatti contestati.
Piercarlo Rossi, invece, il suo ex compagno e curatore fallimentare, accusato di aver intascato 4 milioni e ottocentomila euro sottratti da tre procedure fallimentari firmate da lei, ha confessato ormai anni fa e ha patteggiato una pena a un anno e nove mesi di carcere.
LA DIFESA
E proprio sulla sua colpevolezza ha sempre puntato la difesa dell'ex giudice Schettini, che ha ribadito a più riprese come sia stato lui, semmai, a raggirarla. «Non ho intascato un euro aveva dichiarato tempo fa -. Il commercialista su cui avrei dirottato il malloppo della fallimentare? Lui ha raccontato questo ai magistrati per tirarmi in trappola. Ma io sono stata sempre ligia. Ho avuto due encomi, l'ultimo nel 2007. Poi non sono impazzita». Ma i giudici Matteo Cavedoni, Serena Ciliberto e Loretta Internò hanno invece evidentemente considerato più attendibile la ricostruzione della procura sui fallimenti pilotati dall'interno per arricchirsi. Forse anche per quell'intercettazione della Schettini diventata ormai cronaca quanto la morte del padre, ucciso dalle Brigate Rosse: «Sono più mafiosa dei mafiosi». La parola adesso passerà certamente per l'appello.