Casamonica, accusa flop: 9 assolti e un condannato. Il legale: «Faremo appello»

Al centro del processo le contestazioni di usura in danno di un imprenditore della Romanina, titolare di un negozio di arredamento e design

Giovedì 8 Dicembre 2022 di Michela Allegri
Casamonica, accusa flop: 9 assolti e un condannato. Il legale: «Faremo appello»
1

Erano stati arrestati in otto e per tutti quanti, compresi altri due imputati, ieri la Procura ha chiesto una condanna a 10 anni di reclusione, dopo un processo durato anni e che riguarda fatti commessi tra il 2007 e il 2015. L'unico condannato, a 6 anni e 6 mesi di reclusione, è stato Enrico Casamonica.

Era accusato - come gli altri componenti della sua famiglia finiti sul banco degli imputati - di estorsione per avere minacciato una persona che doveva del denaro a un soggetto vicino alla famiglia. «Ti sparo in bocca» e «darò fuoco a te e ai tuoi cari», il tenore delle frasi gridate al telefono, come si legge negli atti. La vittima era stata obbligata a versare un acconto da 500 euro. Le minacce erano poi continuate, ma la persona offesa si era rivolta alla Procura. I fatti sono del giugno 2013.

Roma, agli agenti mazzette per evitare controlli: 6 vigili rischiano il processo. Hanno ricevuto denaro, buoni benzina e prosciutti

LA VICENDA

Al centro del processo, però, soprattutto le contestazioni di usura in danno di un imprenditore della Romanina, titolare di un negozio di arredamento e design. Per gli inquirenti in questo caso Enrico Casamonica non avrebbe agito da solo, ma insieme al fratello Antonio, al padre Consilio, al cugino Diego, al cognato Giuseppe Grancagnolo, solo per citarne alcuni. Come spesso accade quando di parla della famiglia di origine sinti, usura ed estorsioni sarebbero stati un vero e proprio affare di famiglia. Una ricostruzione che, però, non ha retto a dibattimento. Dalle indagini, culminate con gli arresti del 2015, era emerso un giro vorticoso di prestiti a strozzo, avvenuti a partire dal 2007, e di richieste di denaro, avanzate con violenza e minacce, facendo valere tassi d'interesse assurdi, arrivati fino al 76mila per cento. I prestiti sarebbero stati concessi attraverso la vendita simulata di macchine, gioielli, orologi di pregio, che venivano comprati dalla vittima e poi finivano nelle mani della famiglia sinti con il pretesto di scalare il debito pregresso. Dal 2007 al 2013 le richieste sarebbero cresciute in modo violento e progressivo. Gli imputati, per l'accusa, si sarebbero presentati anche nel negozio dell'imprenditore, pretendendo lampadari e mobili per arredare le loro case. Consilio Casamonica detto Tony il meraviglioso, a di un prestito da poche migliaia di euro, era accusato di essersi fatto restituire nel tempo denaro e oggetti di arredo facendo schizzare gli interessi fino al 75826,21% annuale, ai legge negli atti, obbligando la vittima a comprare - e cedergli - un anello prezioso. Contestazione dalla quale è stato assolto. Va detto che con l'accusa di usura ed estorsione in danno dello stesso imprenditore - che non si è mai costituito parte civile nei processi e che era stato accompagnato dalla forza pubblica quando aveva dovuto testimoniare in aula - altri componenti della famiglia sono stati processati e condannati su richiesta del pm Giovanni Musarò, nell'ambito della maxi-operazione Gramigna che ha decapitato quello che, per i giudici, è stato riconosciuto come un vero e proprio clan mafioso. Contestazioni che non riguardano però il processo di ieri, per il quale l'avvocato Fabrizio Capezzuoli, che assiste Enrico Casamonica, pensa già di presentare appello: «Il mio assistito è stato condannato solo per un'estorsione da 500 euro, la pena è spropositata rispetto ai fatti», ha dichiarato il legale. Soddisfatti per la decisione del giudice, in attesa che trascorrano i 75 giorni necessari per il deposito delle motivazioni, i legali che assistono gli altri imputati, tra i quali gli avvocati Antonio Filardi, per Diego Casamonica, e Mario Giraldi, per Antonio Casamonica. L'avvocato David Pizzicannella, che assiste Pietro Cristin, pure lui assolto, ha dichiarato: «Il dibattimento è iniziato nell'aprile del 2018. Dopo quattro anni e mezzo di processo la Procura, nel fare le richieste, non ha minimamente distinto le posizioni degli imputati, chiedendo una condanna univoca a 10 anni di reclusione e 30mila euro di multa ciascuno. Si tratta del massimo della pena prevista per il reato di usura».

Ultimo aggiornamento: 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci