Carabinieri indagati a Foligno, spunta un donna. Tabulati abusivi per controllare le sue telefonate

Domenica 16 Ottobre 2022 di Luca Benedetti e Giovanni Camirri
La caserma dei carabinieri di Foligno in una foto d'archivio

 Ci sarebbe anche una donna nell’inchiesta che vede indagati i due carabinieri della stazione di Foligno, il comandante, luogotenente, Francesco Matalone e il brigadiere Gianluca Isinga. E per quella donna potrebbe essere stato commesso il falso in atto pubblico, unica ipotesi di reato che sarebbe comune ai due militari dell’Arma. Falso per presunte richieste alla Procura volte a ottenere i tabulati in modo da controllare con chi parlasse al telefonino la donna. Non intercettazione, ma elenchi di telefonate e magari di sms per controllarne le mosse e le frequentazioni. Un’attività, da quello che filtra, che non sarebbe legata a quella investigativa tipica dei carabinieri, ma che avrebbe, per il comandante della stazione, risvolti di carattere personale. Ecco perché sarebbe stato commesso il falso, secondo l’ipotesi accusatoria della Procura di Spoleto, per cercare di ottenere le autorizzazioni per la verifica dei tabulati telefonici.
Il fatto che Matalone e Isinga condividano il reato di falso in atto pubblico si deduce dalla difesa del brigadiere (lo studio legale Brunelli) che, in una nota, ha distinto le ipotesi di reato in capo ai due colleghi della stazione di Foligno, specificando che Gianluca Insinga «non è coinvolto in alcun modo nei reati di concussione e spaccio oggetto delle indagini della Procura di Spoleto. Nei suoi riguardi è ipotizzata la sola accusa di falso; confidiamo quanto prima di chiarire la sua estraneità anche rispetto a questa meno grave imputazione».
Nel mistero del controllo del traffico telefonico della donna sia in entrata che in uscita dal telefonino (è per questo accesso che viene ipotizzato il reato di falso in atto pubblico), c’è anche il giallo del tentativo di acquisto di droga e quello della concussione, cioè favori ottenuti nello svolgimento della funzioni di pubblico ufficiale. Favori, imputabili al comandante di stazione, che sarebbero legati ai rapporti con un albanese ai domiciliari per una vicenda di droga.
L’inchiesta sui due carabinieri ha lasciato di stucco una città intera.

Visto che sia Matalone che Isinga sono sempre stati conosciuti come due appartenenti all’Arma dei carabinieri di grande professionalità, correttezza, serietà e attaccamento alla divisa. Logico che di fronte al doppio esposto dei colleghi la Procura di Spoleto, guidata da Alessandro Cannevale (i pm che hanno il fascicolo della delicatissima inchiesta sono Michela Petrini e Vincenzo Ferrigno),si è dovuta muovere fino ad arrivare alla perquisizione dei giorni scorsi nei locali della Compagnia di via Garibaldi negli uffici dei due sottufficiali, con tanto di accesso ai computer e ai telefonini degli indagati che sono stati sequestrati.

Ultimo aggiornamento: 08:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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