Camilla Fabri, latitante l’ex modella romana per riciclaggio internazionale

Mandato d’arresto per la 28enne romana: associazione a delinquere tra Roma e Caracas

Venerdì 8 Aprile 2022 di Raffaella Troili
Camilla Fabri, «fondi umanitari riciclati»: latitante l’ex modella romana

Riciclaggio internazionale, ricercata come latitante l’ex modella romana Camilla Fabri, 28 anni, accusata di aver sottratto e reinvestito fondi umanitari destinati ai bambini del Venezuela. Continua la saga che vede coinvolto Alex Nain Saab Moran imprenditore colombiano arrestato nel 2020 vicino al presidente Maduro, la moglie, Camilla Fabri, ex commessa di Milano, avvenente modella di Fidene, ex del calciatore laziale Felipe Anderson, qualche comparsata in tv, poi la svolta, in costa Azzurra, l’amore e il matrimonio. E un appartamento intestato a via Condotti, la bella vita ai Parioli, ora desaparecida in Venezuela dove continua a combattere per la liberazione del marito. Il Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza, su richiesta della Procura di Roma, ha dato esecuzione a una ordinanza emessa dal gip del Tribunale capitolino di misure cautelari personali nei confronti di cinque soggetti.

L’indagine, coordinata dalla Procura, riguarda un’ipotesi di riciclaggio internazionale di somme che sarebbero provente dei reati ipotizzati di corruzione e di appropriazione indebita di fondi pubblici venezuelani, destinati all’attuazione di un programma di sussidi alimentari, per i quali l’imprenditore colombiano risulta imputato di fronte all’Autorità giudiziaria statunitense.

Alex Saab, di recente arrestato all’aeroporto dell’isola di Capo Verde ed estradato in esecuzione del mandato emesso dagli Stati Uniti, avrebbe inoltre costituito numerose società attraverso le quali riciclare i proventi illeciti. In tale contesto investigativo, su delega della Procura capitolina, nell’ottobre 2019 lo stesso Nucleo speciale aveva già sottoposto a sequestro un appartamento di pregio nel centro storico, un attico al quarto piano, in via Condotti del valore di circa euro 4,8 milioni intestato alla moglie, nonché 1,8 milioni di euro giacenti su un conto corrente acceso presso una banca italiana. In base agli elementi finora raccolti dalle Fiamme Gialle, sono emersi indizi secondo i quali l’imprenditore colombiano avrebbe fittiziamente intestato le società di diritto estero a quattro cittadini italiani (familiari della moglie) che avrebbero quindi agito quali prestanomi. Sulla base del quadro accusatorio delineatosi nel corso delle investigazioni, il gip del Tribunale di Roma ha ora disposto: la custodia in carcere nei confronti di 2 indagati, le zie di Camilla, Arianna e Patrizia Fiore, 45 e 47 anni, gli arresti domiciliari nei confronti di 3; il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo di 1,6 mln di euro.

 

LE MISURE

Ai domiciliari il cognato Lorenzo Antonelli e la moglie Beatrice Fabri, sorella di Camilla, il fratello di Alex, Luis Alberto Saab Moran. Il denaro di Fabri sembra che arrivasse dal Regno Unito con versamenti dalla Kinlock Investment, una compagnia controllata da Antonelli, con azioni di un trust britannico e una compagnia di Dubai. «Secondo le indagini – si legge su PanAm Post -, Antonelli è uno degli altri prestanome di Alex Saab e fa parte della direzione di Adon Trading FZE e altre compagnie controllate da lui. Camilla Fabri e Lorenzo Antonelli hanno casi aperti in Italia per riciclaggio, e le indagini seguono la pista di soldi arrivati da una rete di almeno 10 imprese». Camilla attualmente si trova fuori dall’Italia ed è irreperibile, mentre il marito cinquantunenne Alex Naim Saab Moran è detenuto negli Stati Uniti. La modella, proprio nei giorni scorsi in Venezuela ha organizzato una manifestazione per chiedere la liberazione del marito. Sul palco una donna convinta dell’innocenza del marito, intorno a lei migliaia di persone. Il paradosso è che Alex Saab, era ricercato in tutto il mondo per via di una maxi tangente partita proprio dal Venezuela. Un patrimonio di 350 milioni di dollari riversati in vari paradisi fiscali, frutto di un giro di riciclaggio complicatissimo, di fatto “rubati” dai contratti sui sussidi alimentari che il Governo del Venezuela aveva stanziato per i più indigenti.
 

Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 15:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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