Qualche giorno prima che la bimba di due anni volasse dal terzo piano di quella abitazione di Fisciano, un’ambulanza del 118 si era presentata in via Vincenzo Ferreri.
Sulle motivazioni che avrebbero portato l’uomo a compiere un gesto così orribile, c’è il massimo riserbo. L’uomo non avrebbe ancora confessato ma gli inquirenti, ascoltando la moglie e diversi testimoni, avrebbero in mano alcuni particolari che farebbero propendere per il gesto volontario. Si è anche appreso che il 40enne, dopo il terribile episodio, avrebbe tentato di togliersi la vita. A bloccarlo e ad impedirgli di lanciarsi nel vuoto sono stati due vicini di casa, attirati dalle urla della madre, corsa in strada per recuperare e prestare soccorso alla piccola. «L’ho trattenuto io mentre si stava lanciando - ha detto una vicina - poi fortunatamente è arrivato anche mio marito, sennò avrei ceduto». La donna si è anche ferita nel tentativo di fermare il 40enne, come dimostrano alcune tracce di sangue trovate lungo le scale.
Salva per miracolo
Ad attutire la caduta della bambina, invece, potrebbe essere stata una recinzione in metallo, non lontana dall’ingresso dell’appartamento. È l’ipotesi che al momento seguono i carabinieri della compagnia di Mercato San Severino, coordinati dal sostituto procuratore Roberto Lenza. La piccola ha rimediato la frattura dell’omero e del polso, oltre ad escoriazioni e graffi. È stata operata a Napoli, al Santobono, dopo un primo passaggio in Pediatria al Ruggi di Salerno. Si trova fuori pericolo e sarà dimessa nelle prossime ore. I sanitari accorsi sul posto l’avevano trovata in braccio alla madre. La bambina era cosciente ma in lacrime. La donna è stata sempre in sua compagnia. I carabinieri, invece, avevano raggiunto il terzo piano dello stabile, trovando il padre adagiato sul letto, in stato di choc. Ieri mattina, l’autorità giudiziaria ha effettuato un nuovo sopralluogo presso l’appartamento, già sottoposto a sequestro, portando via indumenti e altri oggetti utili alle indagini.
Il fasciatoio
La difesa - rappresentata dai legali Tommaso Amabile e Silverio Sica - punta tutto sulla caduta accidentale. Secondo gli avvocati, l’uomo pare stesse cambiando la figlia su di un fasciatoio, in bagno. La finestra era aperta perché faceva caldo. Forse un movimento inconsulto della piccola, ne avrebbe poi determinato la caduta. «Siamo in attesa dell’interrogatorio di garanzia - spiega Amabile - anche per capire meglio gli elementi su cui si fonda l’accusa dei carabinieri che hanno condotto l’indagine. Per la brevissima interlocuzione che ho avuto con il mio assistito quando è stato confermato il provvedimento restrittivo, il primo che non riesce a darsi pace per quello che è successo è proprio lui. È una persona conosciuta da tutti, un ragazzo che è venuto su da solo, che si è fatto con le sue mani, che si è laureato, che ha partecipato a concorsi pubblici e che oggi ricopre un incarico di responsabilità». Ma per l’organo inquirente sussiste l’ipotesi del dolo e non della caduta accidentale. Una tesi che sarà oggetto di una valutazione del gip, nei prossimi giorni, durante l’udienza di convalida.