Niente barella per gli obesi: 33enne arriva morto in ospedale

Venerdì 23 Agosto 2019
Niente barella per gli obesi: 33enne arriva morto in ospedale

LATINA Una barella. Forse sarebbe bastata solo una barella adatta e per Francesco Domenici, 33 anni, l'episodio di mercoledì sera a Formia sarebbe stato un brutto ricordo. Invece è morto e la sua storia, adesso, è al centro di un'indagine della Procura della Repubblica di Cassino, competente per il territorio a sud della provincia di Latina. Una morte che si poteva evitare? Ne sono convinti i familiari del giovane che dopo quanto accaduto l'altra sera vogliono fare piena luce. Ed è quello che vuole capire il magistrato Roberto Bulgarini Nomiche ha aperto un'inchiesta e disposto una consulenza. Il medico legale Daniela Lucidi eseguirà oggi l'esame autoptico, mentre ieri i carabinieri della compagnia di Formia hanno sequestrato le cartelle cliniche sia al Dono Svizzero sia alla clinica Casa del sole, e acquisito i tabulati del 118.

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LA RICOSTRUZIONE
Francesco era stato operato l'11 giugno alla clinica privata di Formia specializzata - fra l'altro - in questo genere di interventi. Era un grande obeso e si era sottoposto al cosiddetto bendaggio gastrico che consente di limitare l'introduzione del cibo attraverso la riduzione dello stomaco. Un intervento di chirurgia bariatrica che si esegue ormai normalmente ma che - come tutti - può avere delle complicazioni. Fino a mercoledì sera era andato tutto bene, il decorso post operatorio era stato normale, il ragazzo era stato al controllo e tutto sembrava procedere per il meglio. Poi un malore, improvviso, e la necessità di chiamare l'ambulanza per il trasferimento in ospedale.
La clinica, infatti, non svolge attività di pronto soccorso e i sanitari hanno compreso subito che la situazione era seria. Erano circa le 19 e dalla centrale operativa dell'Ares 118 di Latina hanno immediatamente inviato uno dei mezzi della Formia soccorso, società tra quelle che si è aggiudicata l'appalto per l'emergenza. Il peso dell'uomo - circa 180 chilogrammi - e l'altezza - quasi due metri - non consentivano il trasporto con un mezzo ordinario. Lì è iniziata la vana ricerca di una barella bariatrica, unica che avrebbe consentito il trasporto. Intanto le condizioni dell'uomo peggioravano a vista d'occhio.

SENZA MEZZI
Inutile cercare, purtroppo, perché di quella barella nel sud pontino non c'è traccia e quindi il trasporto non sarebbe stato possibile. Nemmeno un tentativo con i vigili del fuoco, come in passato accaduto per i grandi obesi, è stato possibile. I tempi sarebbero stati comunque troppo lunghi e serviva un trasferimento immediato. A quel punto i familiari - secondo una prima ricostruzione degli investigatori - hanno giocato la carta della disperazione: il loro veicolo, attrezzato per il trasporto di Francesco, da usare fino al Dono Svizzero, ma con un sanitario a bordo e l'ambulanza a fare da staffetta a sirene spiegate. Tecnicamente impossibile, avrebbero spiegato dalla centrale. Non previsto da norme e regolamenti, evidentemente. Nemmeno se di mezzo c'è una vita. A quel punto i familiari hanno firmato, rinunciando all'assistenza dell'ambulanza, e con la loro auto si sono diretti in ospedale. Dove Francesco è arrivato morto. Un arresto cardiocircolatorio, a quanto sembra, anche se le carte e l'autopsia diranno meglio.

L'ESPERTO
«Sul caso specifico non posso esprimermi - dice Gianfranco Silecchia, docente universitario alla Sapienza specializzato in chirurgia bariatrica - va tenuto conto però un grande obeso, di norma, è un paziente fragile, ha una serie di patologie che vanno tenute sotto controllo e per le quali servono centri specializzati e un approccio multidisciplinare». Colpisce che non ci fosse una barella adatta: «Il 118 deve averne, non fosse altro per il fatto che il 12% della popolazione è obesa e che a questo punto anche il trasporto di una donna al nono mese che partiva da 85 chilogrammi e ne ha presi 20 durante la gravidanza diventa rischioso».

Giovanni Del Giaccio
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Ultimo aggiornamento: 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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