Barbara Capovani, psichiatra aggredita: chi è l'ex paziente che l'ha ridotta in fin di vita. Scriveva su Fb: «Sono uno sciamano»

Domenica 23 Aprile 2023
Barbara Capovani, psichiatra aggredita: chi è l'ex paziente che l'ha ridotta in fin di vita. Scriveva su Fb: «Sono uno sciamano»

Si definiva uno sciamano e in passato era stato un paziente della dottoressa Barbara Capovani, l'uomo di 35 anni fermato per l'aggressione della psichiatra,  responsabile del «Sdpc - Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura» dell'ospedale Santa Chiara, che ora lotta per la vita all'ospedale Santa Chiara di Pisa.

Barbara Capovani, psichiatra aggredita fuori dall'ospedale di Pisa: fermato un'ex paziente. La donna è in fin di vita

Chi è l'aggressore

 Il 35enne, Gianluca Paul Seung, residente a Torre del Lago, frazione del comune di Viareggio (Lucca), era conosciuto dalle forze dell'ordine per i suoi comportamenti borderline e per le lettere farneticanti, recapitate a vari enti della Versilia, in cui denunciava presunti complotti.

L'uomo aveva accumulato anche diversi fogli di via dalle provincia di Lucca, di Prato e di recente anche di Pisa. Pochi mesi fa è stato arrestato per aver preso a testate una guardia giurata al Tribunale di Lucca dove era stato convocato per un processo. «Sono uno sciamano, mediatore fra invisibile e visibile; collego le dimensioni», diceva su Facebook l’uomo fermato che vive in Versilia.

La dottoressa in fin di vita

Le condizioni della dottoressa Barbara Capovani, responsabile del «Sdpc - Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura» dell'ospedale Santa Chiara, sono giudicate dai medici di «estrema gravità». Capovani, che ha subito un intervento chirurgico, è stata colpita quasi sicuramente con un corpo contendente alla testa, forse una spranga. 

Le telecamere di sicurezza

All'aggressore gli inquirenti sarebbero arrivati anche grazie alle telecamere di sicurezza che si trovano nei paraggi dell’ospedale, dato che l’unica telecamera interna considerata importante per via del suo posizionamento rispetto alla scena dell’aggressione non avrebbe ripreso molto.

Allargando il raggio di azione delle telecamere, gli investigatori sarebbero riusciti a individuare l’uomo vestito di nero e travisato con la maschera e il cappellino. E anche grazie alla testimonianza di una donna sarebbero stati in grado di identificarlo. L’uomo ha agito armato di un oggetto contundente, forse una spranga, con il quale ha colpito ripetutamente all’addome e alla testa la donna ferendola gravemente e lasciandola a terra, inerme e priva di coscienza, in una pozza di sangue, prima di fuggire e riuscire a far perdere le proprie tracce.

L’aggressore non sarebbe scappato dall’ingresso principale dell’ospedale: la telecamera non lo avrebbe ripreso. Segno evidente che il presunto delinquente conosce molto bene il perimetro dell’ospedale e sa che ci sono vie secondarie. Se l’arma usata per l’aggressione non è stata trovata — la polizia la sta ancora cercando perché su quell’oggetto potrebbero esserci le impronte digitali dell’aggressore — nelle prossime ore si dovrà «aprire» il telefonino della vittima. La polizia vuole infatti capire — per escluderlo — se l’aggressore abbia per caso chiamato la psichiatra oppure se la donna sia uscita — venerdì scorso alle 18,30 — dall’ufficio, dove ad aspettarla all’uscita del reparto, ha trovato l’aggressore.

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