Gaia uccisa dalla medusa a 7 anni, lo strazio della mamma: «L'ho vista diventare viola»

Venerdì 3 Agosto 2018 di Valeria Arnaldi e Mauro Evangelisti
Gaia uccisa dalla medusa a 7 anni, lo strazio della mamma: «L'ho vista diventare viola»

Gaia Trimarchi aveva sette anni, ma a Roma era già una promessa del nuoto. In vacanza nel paese delle madre, le Filippine, si è buttata nelle acque bellissime delle isole di Caramoan senza paura. Non c'erano cartelli che avvertissero del pericolo mortale che nelle Filippine ogni anno uccide fino a 40 persone e che proprio in quella zona, una settimana prima, aveva causato la morte di un altro bambino: le box jellyfish, cubomedusa in italiano, la cui puntura può provocare lo shock anafilattico. Gaia ha sentito subito male, ha urlato, ma a bordo della barca per turisti su cui si trovava insieme alla madre, ad altri familiari e al suo allenatore di nuoto arrivato con lei dall'Italia, non c'era un kit di pronto soccorso. Neppure l'aceto, che sarebbe stato sufficiente a salvarla.

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AGONIA
Gaia stava male, era agonizzante, ma sono stati necessari 40 minuti prima di raggiungere un ospedale. La bimba è stata punta vicino a una delle isole più piccole, Sabitang Laya: in mezz'ora la barca è arrivata all'isola principale, Caramoan, dove c'è un ospedale, ma sono trascorsi altri dieci minuti per portarla, con un veicolo a tre ruote, dai medici. La madre Manette lavora a Roma come commessa e con la famiglia abita al Portuense. Ha raccontato in un'intervista alla tv Abs-Cbn: «Mia figlia adorava collezionare le conchiglie, così era rimasta nelle zone poco profonde, l'acqua le arrivava alla vita. All'improvviso, l'abbiamo sentita urlare di dolore. Gaia mi chiedeva: Cosa mi sta succedendo?, io le ho risposto vedrai, non ti succederà nulla, per favore mamma, non portarmi più al mare, no, non succederà più, le ho detto». Sulla barca c'erano il fratello e la cognata di Manette, un nipote e l'allenatore della piccola, Stefano. «L'equipaggio e la guida turistica ci hanno detto che Gaia era stata punta da una medusa, ma non avevano un kit di primo soccorso, se la sono presa con noi perché non avevamo portato l'aceto, che cura queste ferite. E la parte superiore della gamba di Gaia stava diventando viola». L'allenatore ha tentato di rianimare la piccola con la respirazione artificiale. Inutile. Quando la bambina è arrivata in ospedale, dopo quei 40 minuti che sono apparsi 4 secoli a chi stava sull'imbarcazione, era ormai morta. Tutto è successo il 26 luglio, i funerali si sono svolti nelle Filippine, le tv locali hanno rilanciato le immagini della bara di Gaia, la sua Barbie vicino, la madre e il padre (che è romano) che si abbracciano. Ora vogliono riportare il cadavere a Roma, dove - secondo i media filippini - sarà cremato. I genitori hanno spiegato che non intendono fare causa alle autorità dell'isola che non hanno messo cartelli per avvertire del pericolo, né agli organizzatori del tour. Ha concluso nell'intervista rilasciata ad Abs-Cbn la madre di Gaia Trimarchi: «C'è il mare più bello del mondo, ci sono molti turisti, non devono morire altri bambini in questo modo». Su un blog una giornalista filippina, cugina di Gaia, osserva: «Gaia sarebbe di sicuro diventata una campionessa di nuoto, ma tutte le sue aspirazioni resteranno solo dei sogni, nessuno ha fatto nulla per prevenire quella morte. Lì, solo una settimana prima, per quella medusa, era morto un bambino di tre anni. Anche in Thailandia ci sono le cubomeduse, ma sanno come proteggere i turisti. Hanno sistemato le reti nelle loro acque poco profonde, messo ovunque degli avvertimenti». La cubomedusa è diffusa anche in Australia, in Malesia e India. Negli ultimi anni sono state avvistate anche nell'Adriatico, in particolare in Puglia e nelle Marche, ma per fortuna non hanno la stessa pericolosità di quelle delle Filippine e dell'Australia. Nel mondo ogni anno muoiono fino a 100 persone per le loro punture, in gran parte bambini.

I VICINI
«Gaia era una bambina carina ed educata, sembra ancora di vederla, sorridente, qui nell'androne. È una vera tragedia, una sofferenza che non si immagina». Sono raccolti nel dolore i condomini del palazzo in via Prospero Colonna, zona Portuense, dove la piccola Gaia Trimarchi viveva con la famiglia. Amata e coccolata da tutti. I vicini hanno affisso un cartello nell'androne per fare una raccolta fondi in sua memoria e aiutare, come possono, i genitori. «Era una bimba bella, gentile - raccontano - era figlia unica. Andava a scuole dalle suore, la famiglia teneva tanto alla sua formazione, in particolare lo zio. Lo strazio dei genitori deve essere immenso. I funerali si sono tenuti a Manila, i parenti stanno cercando di far tornare qui il corpo, era questa la sua città».
 

Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 18:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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