Bus Roma, l'ultima mossa degli autisti: «Difendiamoci da soli, organizziamo le ronde»

Lunedì 23 Settembre 2019 di Lorenzo De Cicco
Bus Roma, l'ultima mossa degli autisti: «Difendiamoci da soli, organizziamo le ronde»

I cartelli sono apparsi ieri sera, incollati in batteria nelle più grandi rimesse dell’Atac: «Difendiamoci da soli, organizziamo le ronde», c’è scritto, tutto in maiuscolo, sui fogli appesi alle bacheche dei depositi dei bus, da Tor Sapienza a Tor Vergata. È l’ultima mossa degli autisti romani, il fai-da-te securitario di chi si sente in pericolo al volante delle navette del trasporto pubblico, specie sulle linee che viaggiano di notte.

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La cronaca, anche negli ultimi giorni, ha raccontato di aggressioni, zuffe e sassaiole in sequenza. L’ultimo episodio, ieri sera: un conducente è stato pestato da un automobilista che bloccava il mezzo, in zona Appia. Venerdì notte, invece, un gruppo di otto ragazzini, tutti minorenni, dopo essere salito a bordo del bus 46 che dalla periferia porta dritti in Centro, ha assalito l’autista “colpevole” solo di un rimbrotto: «Smettete di fumare».

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Il branco ha agito con ferocia, prima ha tirato la maniglia d’emergenza, poi un 17enne, con precedenti per rapina, ha sferrato un gancio in pieno volto al dipendente dell’Atac. «La verità? Il problema è Roma, non è possibile che accadano cose del genere, sono schifato, non potevo fare nulla», si è sfogato l’autista, dopo il ricovero al Policlinico Gemelli.

L’Atac ora prova a correre ai ripari, come può: da gennaio saliranno a bordo di bus e tram le guardie armate, ma solo «in caso d’emergenza», si legge nelle carte dell’ultimo appalto per la vigilanza di stazioni e fermate. Per mettere un agente privato su ogni mezzo, considerati i turni degli autisti, servirebbe un esercito di 3.600 vigilanti, per un costo del lavoro di oltre 250 milioni di euro. Spesa insostenibile per un gigante dai piedi d’argilla come l’Atac, un colosso sbalestrato da un debito di 1,4 miliardi e che solo ora, dopo anni di sprechi e mala gestio, si incammina nel difficile percorso di risanamento col concordato preventivo voluto dal presidente e ad, Paolo Simioni.
 



LE ZONE
Ecco perché gli autisti – e i sindacati – iniziano a dire: «Chi fa da sé, fa per tre». Via alle ronde, quindi: da ieri si cercano volontari in tutti i depositi della municipalizzata. Presto sarà allestita una chat, si formeranno gruppi di 4-5 conducenti, tutti rigorosamente in borghese, «in incognito», dopo il lavoro, pronti a tenere d’occhio le tratte più pericolose. «Lo facciamo per la nostra sicurezza», dice uno degli autisti che ha attaccato i cartelli. In caso di pericolo, pare di capire, non si difenderanno a mani nude. C’è chi vuole portare con sé lo spray al peperoncino, chi un taglierino. «Ma sia chiaro: li useremo solo per proteggerci, per legittima difesa», è la chiosa, per rassicurare. Certo il clima è incandescente. Nelle rimesse della malandata partecipata dei trasporti da mesi ribolle il malcontento, su cui soffia la forza dei numeri: 63 aggressioni ai conducenti da inizio anno – più di una a settimana – oltre 200 episodi, se si considerano anche le baruffe tra passeggeri. Numeri che conoscono bene i vertici dell’Atac, ma il margine per intervenire è limitato, con le spese contingentate. L’allerta in ogni caso è alta, anche nel palazzone di via Prenestina che fa da quartier generale alla società del Comune. L’emergenza ormai riguarda il centro quanto la periferia. In testa all’elenco delle linee a rischio ci sono soprattutto le navette che fanno la spola tra Tor Bella Monaca, Ostia e Acilia, tratte come il 111, lo 01, il 508, 056, lo 059, il 20express. E ancora: i bus notturni e quelli che collegano quartieri come Grotte Celoni, Centocelle, il Casilino, Lunghezza.

LA REAZIONE
Le bellicose corporazioni dei conducenti, nel frattempo, prendono le contromisure. C’è chi chiede un intervento della Prefettura, che ha appena ascoltato una sigla della Roma Tpl, il consorzio che gestisce le linee periferiche: ieri è stato aggredito un altro autista, al capolinea di Acilia dello 013, il secondo episodio nelle ultime 24 ore. Si è parlato della sicurezza da rafforzare, tema che sarà affrontato con l’Atac in un altro vertice, venerdì. C’è anche chi si sta organizzando da solo, puntando sulle «scorte» clandestine agli autisti. «Troppe volte – dice Claudio De Francesco, leader della Faisa Sicel - abbiamo assistito ad aggressioni feroci nei confronti dei lavoratori e mai nessuno è intervenuto seriamente per risolvere il problema. Ho lanciato la provocazione delle ronde e ora vedo che trova riscontri da parte di diversi lavoratori, con tanto di cartelli nei depositi». Il messaggio è chiaro, dice il sindacalista: «Difendiamoci da soli. I lavoratori si sentono abbandonati sia dalle istituzioni che dalle parti sociali. Ora tocca dare un segnale forte, prima che ci scappi il morto».

Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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