Anna stuprata e uccisa: spuntano tre testimoni contro il sospettato

Giovedì 14 Febbraio 2019 di Stefano Buda
Anna stuprata e uccisa: spuntano tre testimoni contro il sospettato
Tre testimonianze coincidenti hanno consentito di ricostruire passo dopo passo le dieci ore nel corso delle quali, nella notte a cavallo tra il 29 e il 30 agosto del 2017, maturò la morte di Anna Carlini. La donna, pescarese di 33 anni e affetta da problemi psichici, fu barbaramente stuprata e abbandonata al suo tragico destino nel tunnel della stazione. Ieri mattina, davanti al gip Nicola Colantonio, è comparso il terzo ed ultimo testimone oculare: un giovane originario della Guinea, che in quei giorni trovò riparo tra i senzatetto che ogni notte affollano lo scalo ferroviario pescarese.

Il testimone ha riconosciuto in fotografia il principale accusato, il latitante rumeno Nelu Ciuraru, al quale la Procura contesta i reati di concorso in omicidio, violenza sessuale e abbandono di incapace. Insieme a lui è indagato, per gli stessi reati ma non per lo stupro, il connazionale Robert Cioragariu. Il giovane guineano, in linea con quanto dichiarato dagli altri due testimoni, un suo connazionale e un rumeno, ha riferito di avere visto la donna nel tunnel, in stato confusionale, intorno alle 22, mentre si intratteneva prima con Ciuraru e poi con l’altro indagato, i quali la spingevano a terra verso un giaciglio. Poi più nulla, in quanto era distante dal punto in cui era stata condotta la Carlini e aveva paura di avvicinarsi, poiché la legge non scritta del tunnel dei disperati assegnava a ogni nazionalità i propri spazi.

Il testimone ha aggiunto che soltanto il giorno successivo, intorno alle 6 del mattino, notò la ragazza che dormiva. Qualche ora dopo, verso le 10, insieme agli altri due testimoni si avvicinò alla Carlini e, dopo avere scostato una coperta che le copriva il viso, rinvenne il cadavere. Il guineano infine ha raccontato che, qualche giorno, dopo il suo connazionale gli rivelò di avere visto Ciuraru unirsi carnalmente alla donna. Circostanza riferita in aula, nel dicembre scorso, anche dal diretto interessato. Il gip, nella sua ordinanza, ha escluso l’omicidio volontario, ritenendolo incompatibile con il reato di abbandono di persona incapace. Per il legale che assiste i familiari della vittima, Carlo Corradi, «è invece evidente, alla luce delle risultanze processuali, che ci siano tutti gli estremi per procedere per omicidio volontario».

La sorella della Carlini, Isabella Martello, chiede giustizia. «Sono passati quasi due anni e non posso credere che lui sia libero e mia sorella sotto terra - dice commossa al termine dell’udienza -. Di prove ne abbiamo avute abbastanza e andremo avanti affinché sia fatta giustizia». La posizione di Ciuraru, sul quale pende un mandato di cattura internazionale, è finita anche sul tavolo del ministro Salvini. «In base agli accordi bilaterali con la Romania, prima di essere estradato deve essere processato per furto nel suo Paese - spiega Carola Profeta, presidente dell’associazione Noi per la Famiglia -. Abbiamo chiesto a Salvini e al deputato abruzzese D’Eramo, che stanno approfondendo la materia, se alla luce della gravità dei reati commessi in Italia e della pericolosità sociale dell’individuo sia possibile dare priorità a questo caso».
Ultimo aggiornamento: 11:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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