Vele di Scampia, è il giorno dell'abbandono per 151 famiglie

Giovedì 10 Novembre 2016 di Paolo Barbuto
Vele di Scampia, è il giorno dell'abbandono per 151 famiglie
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C'è fermento a Scampia, un'aria strana generata da una miscela tra l'emozione di chi sta per dire addio alle Vele e la rabbia di chi è stato escluso dal progetto.

Stamattina inizieranno ufficialmente le operazioni di ingresso negli appartamenti realizzati a via Gobetti, a via Labriola e alla piazza della Socialità: sette famiglie traslocheranno dalla Vela Verde e da quella Celeste verso case nuove di zecca e, probabilmente, anche verso una nuova vita, lontana dal degrado di quei giganti malmessi e pericolosi. Tanto per capire qual è lo stato delle Vele, nell'ordinanza che il Comune ha previsto per le operazioni di trasferimento, viene fatto esplicito divieto di trasportare le suppellettili lungo le passerelle e le scale: sarebbe troppo pericoloso, i traslochi possono essere effettuati soltanto utilizzando pedane elevatrici.

Partiamo dalla porzione più entusiasmante di questa storia, quella che si legge negli occhi delle persone che stanno dicendo addio alle Vele. S'è scatenata una entusiasmante solidarietà d'altri tempi: donne e uomini di tutti gli appartamenti che dovranno essere liberati, si aiutano reciprocamente a liberare armadi e a riempire scatoloni per il trasloco. Già ieri pomeriggio i camion per il trasferimento erano sistemati sotto ai balconi: sono stati già riempiti e qualcuno ha dormito seduto al posto di guida perché stamattina, alle prime luci dell'alba, si partirà verso la nuova casa. E dietro questa fretta si nasconde anche la porzione più brutta di questa storia perché in molti hanno paura che l'appartamento già assegnato possa essere «invaso» da qualcuno. Il passato di questa città racconta mille storie del genere: ti presenti alla casa che ti è stata assegnata e scopri che qualcuno s'è infilato dentro prima di te.
Il pericolo, nel caso specifico, dovrebbe essere scongiurato, perché all'ingresso dei nuovi palazzi dove saranno accolti i 115 nuclei familiari, da giorni c'è un presidio della polizia municipale: gli uomini e le donne dell'unità operativa «Tutela patrimonio», agli ordini del capitano Vassallo, si alternano in turni che coprono ventiquattro ore su ventiquattro. E il presidio costante rimarrà attivo fino al completamento delle operazioni che dureranno venti giorni.
C'è, però, oltre alla paura delle occupazioni, anche quello della protesta: «Nessuno pensi di poter trovare spazio in una graduatoria che è già stata compilata e che non prevede modifiche per alcun motivo», sottolinea l'assessore alle politiche per la casa, Enrico Panini. E il messaggio è rivolto a quelle famiglie che si sono infilate nelle case delle Vele in tempi recenti e che non sono mai entrate a far parte dell'elenco di chi ha davvero diritto alle nuove abitazioni. Però quelle persone attualmente abitano nelle Vele e temono per il loro futuro, anche perché, a cominciare dalla Vela Verde, quei palazzoni saranno presto abbattuti: «Io mi auguro che il Comune riesca a prevedere alternative anche per le altre persone che resteranno senza casa», sussurra il presidente municipale Apostolos Paipais il quale ha raccolto le preoccupazioni del suo territorio e le porta sul tavolo delle decisioni dell'Amministrazione Comunale.
Proprio gli «esclusi», nella giornata di oggi, potrebbero decidere di rovinare la festa dei primi traslochi. C'è la preoccupazione che possano scendere in protesta e cercare di bloccare le procedure di trasferimento per ottenere certezza sul loro futuro. Sul tema, però, l'Amministrazione sembra irremovibile. E forse anche per il timore di possibili manifestazioni di protesta, stamattina a sorvegliare le operazioni ci saranno pure gli uomini del Reparto Mobile della polizia.

La prima fase dell'esodo dalle Vele, dicevamo, inizierà di buon mattino. Si procederà al ritmo di sei, massimo sette famiglie al giorno, per consentire che tutto si svolga con la necessaria tranquillità, ma anche per procedere ad «inertizzare» (orribile termine tecnico) le case lasciate libere all'interno delle Vele. Inertizzare significa, in parole povere, rendere inabitabili gli appartamenti per evitare che qualcuno possa andare a occuparli. Man mano che le persone andranno via dalla Vela Verde, entreranno in azione squadre del Comune che provvederanno a cancellare ogni traccia di abitabilità: saranno rimossi servizi igienici, lavandini, vasche; saranno resi inutilizzabili gli infissi, saranno disattivati in maniera irreversibile gli allacci di corrente elettrica, acqua e gas. Solo dopo aver «raso al suolo» la casa, verrà costruito un muro davanti alla porta d'ingresso per garantire l'inviolabilità di quelle strutture ridotte a ruderi. E poi, quando l'ultimo abitante della Vela Verde sarà andato via, entrerà in azione l'Esercito con un presidio fisso anti-intrusione, che terminerà solo nel giorno in cui quel palazzo verrà buttato giù: «Siamo in attesa di certezze sull'arrivo dei fondi per procedere all'abbattimento - chiarisce l'assessore Panini - ma i tempi dovrebbero essere brevi. Subito si partirà con l'abbattimento della Vela Verde e con il recupero di quella Celeste, l'unica che resterà in piedi. Poi si andrà avanti con le altre strutture».
Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 18:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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