Per tutti era "il Pupo". Un ragazzo di 21 anni salvato da un tumore al colon esteso. L'intervento, avvenuto in convenzione (quindi gratuitamente) presso la Clinica Casa del Sole di Formia, è stato invasivo. «Abbiamo asportato circa 7 centimetri», racconta il dott. Giovanni Baiano che ha compiuto l'operazione. Chirurgo dal 1976, ha realizzato oltre 40mila interventi chirurgici, specialmente oncologici. «Vediamo sempre più giovani con neoplasie, negli ultimi anni si è abbassata l’età anagrafica.
I primi sintomi
Il ragazzo era sintomatico. Ha scoperto di avere il tumore perché aveva forti dolori addominali, seguiti da perdita di muco, che noi chiamiamo mucorrea. Il persistere di questa condizione ha messo in allarme il ragazzo. Problemi continui nel tempo? Alternava momenti di benessere a sofferenze. Ma questo non vuol dire che ogni ragazzo con il mal di pancia deve mettersi in allarme. Nei casi in cui la sintomatologia dolorosa dovesse persistere nel tempo deve fare esami specifici. Da quanto duravano i suoi sintomi? Da circa un mese.
La causa
Il paziente è affetto dalla sindrome di Lynch, che è ereditaria. Cos'è? Si tratta dell'alterazione di alcuni geni. Quali? Quelli deputati alla riparazione della Dna cellulare. Quando mancano questi geni, o non esistono, le cellule normali, a furia di variare, diventano neoplastiche. È come se bisognasse fare manutenzione all’interno di un palazzo. Se non si ripara il tetto, la grondaia e il resto, prima o poi l’edificio crolla. Questo ragazzo, che ha dei fratelli che stiamo sottoponendo a esami, potrebbero soffrire della stessa sindrome.
La cura
L'intervento andato bene. Abbiamo seguito il principio dell’R0, ovvero non ci devono essere residui del tumore. Nel nostro caso era abbastanza avanzato, anche dal punto di vista dei linfonodi. È stato abbastanza demolitivo, perché il tumore era occludente, esteso circa per 7 cm. Un'operazione standard in questi casi.
Qualità di vita
Un ragazzo così giovane la possibilità di andare al bagno senza problemi, di avere una vita sessuale normale. Quindi rispettare tutti i nervi deputati a queste funzioni, che non devono essere tagliati durante l’operazione. Ha recuperato la qualità di vita. Bisogna ipotizzare tumori anche in ragazzi giovani. I medici devono stare attenti.
La comunicazione
Un altro aspetto importante è la comunicazione. Parlare con un ragazzo di 20 anni che ha un tumore, rispetto a uno che ha 80 anni, è diverso. Per gli infermieri era come un figlio adotatto. Da quando è stato ricoverato era considerato "il pupo". Anche io lo chiamavo così. Ci scambiavamo messaggi Whataspp, che mi inviava anche all’1 di notte.