L’imprenditore del Sorano in provincia di Frosinone accusato di aver avuto tre figli da tre collaboratrici in 10 mesi e adesso citato in giudizio dalla prima compagna che reclama gli alimenti, fare il test del Dna.
Il suo avvocato, Francesca Mazzenga, lo ha scritto in una lettera inviata alla ragazza: «In caso di esito positivo degli esami genetici il mio assistito non si sottrarrà ai suoi doveri ma, allo stesso tempo, non indugerà a richiedere la restituzione delle somme sinora versate ove gli esami genetici non riconoscano la sua paternità.
Stando a quanto riferisce l'avvocato dell'uomo, lui si era disponibile a fare l'esame del Dna, pagando l’esame metà dei costi, ma la ragazza avrebbe rifiutato. Quindi ora la decisione di fare tutto a proprie spese dopo il clamore mediatico suscitato dalla storia.
L'imprenditore è stato citato in giudizio dalla prima compagna che ha messo al mondo un bambino a gennaio. L'avvocato dichiara che i due non hanno convissuto, quindi «qualora fosse appurata la paternità) è il frutto di un semplice rapporto occasionale».
L'imprenditore, trentenne, è il rappresentante di una onlus che collabora con la Asl di Frosinone nel trasporto di pazienti. In ambito lavorativo ha conosciuto la seconda compagna, ma dice il suo legale che questa è una storia importante e il figlio è stato voluto.
Il legale dell'imprenditore nega che vi sia una terza ragazza incinta, così come precisa che il suo assistito non si è mai reso responsabile di comportamenti violenti. A fine gennaio scorso, sostiene il legale, ha presentato denuncia nei confronti della prima compagna e della madre di lei per i reati di diffamazione e stalking. La prima udienza sul caso della paternità e degli alimenti si terrà 21 settembre al Tribunale di Cassino.
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