Scuole chiuse, gli istituti si preparano: «Venite a prendere i libri». Genitori a casa (senza congedi)

Venerdì 12 Marzo 2021 di Veronica Cursi
Scuole chiuse, gli istituti si preparano: «Venite a prendere i libri». Genitori a casa (senza congedi)

«Cari genitori potrete venire a ritirare i libri dei vostri figli a scuola in vista della probabile chiusura a partire da lunedì». «Il messaggio arriva nella chat di classe. Ed è un colpo al cuore. Da lunedì in mezza Italia le scuole di ogni ordine e grado potrebbero chiudere, Lazio compreso, e sembra di tornare esattamente a un anno fa.

Dejavù. Alcuni istituti di Roma si stanno già preparando in vista della nuova organizzazione che ancora non si sa quanto durerà (è probabile fino a dopo le vacanze di Pasqua). Le comunicazioni tra scuole e famiglie in queste ore sono frenetiche: come ci organizza in tempo per lunedì? Useremo le stesse app dello scorso anno per la didattica a distanza? E chi è tornato finalmente in ufficio dovrà richiedere lo smart working per stare con i figli?

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Dove si chiude

In 17 Regioni su 20 potrebbero essere chiuse tutte le scuole.

Le uniche Regioni con la scuola in presenza resterebbero Sicilia, Valle d'Aosta, e Sardegna. Con la zona rossa non ci sono più lezioni in presenza per tutti gli alunni, dagli asili nido alle scuole superiori. Lo stesso vale in tutti i Comuni dichiarati rossi con ordinanze locali, a prescindere dal colore della regione. Gli studenti con disabilità o con bisogni educativi speciali potranno continuare ad andare in classe. Per quanto riguarda le università sono le singole università a decidere quali attività formative indispensabili possono essere mantenute in presenza, nel rispetto del protocolli e sentito il Consiglio universitario regionale.

Cartucce e lievito

La mente torna alle assurde mattinate del marzo 2020 tra collegamenti con il capo e tabelline. «Mamma non mi si collega il computer», «non sento la maestra», «devo fare i compiti», «mi aiuti con il problema?». E già si pensa a fare scorte di risme di carta e cartucce per la stampante. Ah, non dimenticate il lievito per l'immancabile sessione di cucina pomeridiana. Solo che stavolta non ci saranno canti sul balcone e cartelloni, la gente si è stufata di dire che andrà tutto bene, perchè dopo un anno sembra di ritornare al punto di partenza. 

«Quando mia figlia di 7 anni ha saputo che forse le scuole richiudevano è scoppiata a piangere, mi ha detto "io non ce la faccio da sola senza la maestra" -  si sfoga mamma Asia - Per loro sarà devastante restare di nuovo chiusi in casa, speriamo solo che duri poco». Giorgia, avvocato, mamma di due bimbi di 6 e 8 anni è su tutte le furie: «Come faccio a organizzarmi in due giorni? Lavoro dalle 8.30 alle sei di sera. Dovrò chiedere un'aspettativa per stare con loro. Di nuovo». Già, di nuovo. 

I congedi

E se i bambini rimangono a casa, chi penserà a loro? Ed ecco che torna anche il tema congedi. Le famiglie in questo momento si trovano senza paracadute, cioè con la necessità di gestire i figli  ma senza la possibilità di lasciare temporaneamente il lavoro visto che i congedi parentali introdotti lo scorso anno sono scaduti lo scorso 31 dicembre e restano operativi solo per alcune fattispecie specifiche. Le misure sono attese nel decreto sostegni a cui il governo sta lavorando e che include anche i nuovi ristori a sostegno delle imprese, ma il via libera al provvedimento dovrebbe arrivare - nel migliore dei casi - soltanto la prossima settimana.

I danni della Dad

I presidi si dicono disperati «perché tornare in didattica a distanza è un danno tremendo dopo che abbiamo lavorato faticosamente per ricostruire un minimo di continuità». Per non parlare della didattica. «Ho un figlio che necessita di sostegno - si sfoga papà Maario - per noi la dad è una missione impossibile».

Secondo una ricerca di Skuola.net su tremila alunni delle scuole superiori - uno studente su 3 nell'ultimo anno ha studiato in pigiama, più di 6 su 10 hanno confessato che, almeno una volta, hanno risposto presente all’appello disattivando poi microfono e telecamera per fare altro (playstation, cellulare, social). Oltre 8 su 10 sono convinti che, quando lo hanno fatto, il docente non si sia proprio accorto di nulla. E quasi nessuno ha avuto conseguenze disciplinari. 

Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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