Li aveva nascosti all'insaputa dei confratelli: 1812 documenti, testimonianze storiche dal valore complessivo di oltre due milioni di euro. Beni che aveva sottratto a enti, famiglie e archivi, sempre presentandosi come delegato dell'ordine religioso dei Battuti neri di Bra, in provincia di Cuneo. E una parte di quel tesoro aveva anche tentato di venderla sulle piattaforme online. I componenti della confraternita si erano affidati a lui e invece l'uomo aveva accumulato negli anni un'enorme mole di documenti, approfittando del fatto che non fossero catalogati. Li aveva occultati proprio nelle stanze sicure dell'Arciconfraternita della Misericordia e alcuni li aveva messi all'asta su ebay.
L'archivio
Il confratello infedele dovrà ora rispondere delle accuse di ricettazione e impossessamento illecito di beni culturali. Il materiale proviene dall'Archivio di Corte dei Savoia e comprende documenti storici di enorme valore ed era stato raccolto in un meticoloso lavoro che avrebbe garantito all'uomo anche di entrare in possesso di fondi per i beni storici.
Dai ritagli di giornale, bigliettini personali di varia natura, dalle patenti nobiliari, alle foto che ritraggono Vittorio Emanuele II, primo Re d'Italia, seduto a cavallo nel 1865, e sua figlia Maria Pia. Molte le carte, alcune ufficiali altre private, riportanti firme autografe di principi e sovrani europei, come ad esempio quella di Caterina, imperatrice di Russia, o del Duca Testa di ferro Emanuele Filiberto. Beni appartenenti alla Biblioteca reale e Archivio di Stato di Torino e all'archivio del castello di Racconigi. I primi sospetti erano sorti proprio all'interno della confraternita dei Battuti neri. Nel 2012, la presidente di Roberta Comoglio si era accorta dell'anomalia, durante i lavori di catalogazione del materiale archivistico con verifiche dei beni di proprietà dell'ordine. Camoglio si è accorta che c'erano alcuni documenti che non avevano nulla a che vedere con la secolare attività della Confraternita. Così riscontrate, le anomalie, si era ricolta prima alla Soprintendenza e poi ai carabinieri.
L'indagine
«Il materiale dal punto di vista storico è importante - spiega il comandante Cristian Lo Iacono - materiale eterogeneo, di diversa natura, appartenenti ad enti pubblici o comunque ad enti ecclesiastici, per questo motivo non potevano essere venduti o ceduti». Il confratello, che non è un religioso e aveva una mansione di altissima fiducia all'interno degli archivi, in sostanza si era impossessato del materiale, ascrivendolo alla confraternita. «Non è stato semplice riuscire a ricostruire tutti questi ammanchi e venire a capo dei vari archivi», conclude Lo Iacono.
Ora i documenti sottratti torneranno alla Biblioteca Reale di Torino, all'Archivio di Stato di Torino e al Castello di Racconigi, nel Cuneese. Tutto alla vigilia della sepoltura a Superga del principe Amedeo di Savoia.