Roma, paziente con un tumore all'Umberto I dirottata in clinica: «Si rivolga ad un privato». Aperta inchiesta

Domenica 6 Marzo 2022 di Alessia Marani
Roma, paziente con un tumore all'Umberto I dirottata in clinica: «Si rivolga ad un privato». Aperta inchiesta
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Indagini in corso su un caso denunciato un mese fa dal comitato La Fenice - Prevenzione donna, che si occupa di malati oncologici, circa una paziente di cinquant'anni dirottata da un medico del policlinico Umberto I in una struttura privata convenzionata, senza passare per il Recup o la rassegna delle agende ospedaliere.

Un caso che, secondo il comitato, non sarebbe isolato ma rappresenterebbe la punta dell'iceberg di un comportamento adottato da più camici bianchi in più ospedali romani. Insomma, quantomeno, una cattiva abitudine.

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La denuncia è approdata alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. La donna, paziente codificata 048 (la classificazione che spetta a coloro che sono affetti da tumori e quindi bisognosi di cure appropriate e attenzioni continuative) in passato operata al seno e soggetta a mastectomia, un mese fa avrebbe dovuto sottoporsi a un esame Moc, necessario per capire e, soprattutto, prevenire eventuali conseguenze o evoluzioni sull'apparato osseo, ma essendoci in quel momento una indisponibilità di appuntamenti presso l'ospedale, si è vista sottoscrivere una impegnativa direttamente presso l'Idi. Insomma, un camice bianco dipendente di una struttura pubblica che avrebbe, nemmeno semplicemente suggerito, ma compilato una apposita prescrizione per effettuare un esame presso un privato, quantunque riconosciuto e accreditato dal sistema sanitario regionale. Una anomalia che, appunto, il Comitato La Fenice («noi non siamo una associazione registrata proprio per evitare di essere chiamati e catalogati a livello istituzionale, in modo da essere avulsi a qualsiasi tipo di condizionamento», la tesi che aveva avuto modo di ribadire più volte in passato la presidente) aveva messo subito in evidenza richiamandosi al principio che un malato oncologico deve avere accesso a un follow up presso la struttura che lo ha preso in carico. La cinquantenne aveva dovuto combattere, precedentemente, con una neoplasia molto aggressiva e spesso con esito infausto. L'intervento all'Umberto I era riuscito, le cure erano risultate appropriate ed efficaci, e anche per questo aveva continuato ad affidarsi fiduciosa alla struttura. Invece, complice anche la pandemia e l'emergenza Covid che ha congestionato e stravolto, almeno in parte, l'organizzazione standard, si è sentita dire che la Moc non era accessibile. Quindi l'insolita impegnativa per rivolgersi al privato.

Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 19:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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