Roma, assunti giardinieri invalidi: «Uno su 3 non può salire sulla gru»

Mercoledì 25 Settembre 2019 di Lorenzo De Cicco
Roma, assunti giardinieri invalidi: «Uno su 3 non può salire sulla gru»
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Alla guerra contro gli alberi pericolanti che si schiantano a ritmi mai visti sulle strade dell’Urbe, il Campidoglio sta spedendo un plotone di giardinieri invalidi. Appena arruolati, già col certificato d’inabilità in tasca. Per arginare i crolli record di pini e platani (+730% di incidenti dal 2016 al 2018), la giunta di Virginia Raggi ha appena ingaggiato una batteria di nuovi addetti del verde. Peccato che uno su 3, si scopre ora che i contratti sono stati firmati, sia invalido. Tradotto: non potrà svolgere le mansioni essenziali del mestiere. Arrampicarsi sui fusti pericolanti, salire sulle gru con la motosega per sfrondare i rami secchi, utilizzare gran parte delle attrezzature proprie della professione. Incombenze ordinarie per qualsiasi giardiniere che si occupi di pronto intervento, a maggior ragione a Roma, la città più verde d’Europa con 44 milioni di metri quadri di parchi, aiuole e alberi, spesso abbandonati all’incuria.

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I colleghi più anziani del Servizio Giardini, visti arrivare i rinforzi con l’attestato di invalidità del 50 o del 60%, sono rimasti di sasso: giustissimo, ragionano, che una pubblica amministrazione assuma anche personale con handicap, ci mancherebbe, lo prevede la legge, ma purché lo si faccia per altre mansioni, meno operative. Anche a loro tutela. «Ci sarebbero tanti posti: uscieri dei musei, portieri degli immobili del Comune, guardiani delle ville storiche - ragiona un giardiniere della vecchia guardia - ma mandarli in trincea, nella giungla che è diventata Roma, è folle, oltre che inutile. Servirebbero operai specializzati e nel pieno delle forze».
 


SCHIANTI IN SEQUENZA
Anche perché la situazione è disastrosa. Rami e tronchi continuano a venir giù a una frequenza che ha sovvertito ogni statistica. I numeri sono impressionanti: nel 2016, l’anno dell’insediamento di Raggi, in città erano precipitati 48 alberi. L’anno dopo, 41. Nel 2018 si è schizzati a quota 400 crolli e altri 200 fusti sono rovinati su auto e marciapiedi solo nei primi tre mesi del 2019. La sindaca di Roma, a parole, sembra consapevole dell’urgenza e della complessità della vicenda, tanto che il 27 febbraio scorso, dopo l’ennesimo incidente, con due feriti, in uno dei quartieri più centrali della Capitale, annunciava «un piano straordinario per l’abbattimento di tutti gli alberi malati e arrivati a fine vita». Quanti? Quasi 50mila. Per questa colossale operazione, il Comune però può contare su un esercito sgangherato, falcidiato dai tagli (al Personale, non alla vegetazione) degli ultimi lustri. Il Servizio Giardini fino a quindici anni aveva quasi mille dipendenti, oggi sono 300 scarsi. All’amministrazione di Raggi va dato atto di aver provato a rimpolpare un po’ l’organico, con tutti gli ostacoli del turn over, ma la beffa è che i pochi addetti appena arrivati, 38, non sono nemmeno tutti pienamente operativi.

Oltre il 30% dei neo-assunti ha un’invalidità, quantomeno parziale. Dovrà quindi essere dispensato dalle mansioni complesse, ma essenziali per provare a fronteggiare i crolli record.

Come si è arrivati al paradosso di assumere giardinieri invalidi? Il pasticcio nasce dal bando del reclutamento.
Per fare in fretta, data l’emergenza, non si è scelta la via del concorso, che avrebbe richiesto mesi, ma si è proceduto con le chiamate dai centri per l’impiego. Solo che il bando sfornato ha previsto l’ingaggio di semplici «operai generici», non «specializzati». Insomma l’esperienza contava poco o nulla, tantomeno nel giardinaggio, mentre la priorità è andata a chi aveva parametri economici bassi e condizioni disagiate calcolate nell’Isee. Conseguenza: chi aveva qualche tipo d’invalidità è balzato ai primi posti della graduatoria. «É stata comunque fatta una prova di abilità», spiegano dal Comune. Dove però ammettono che i giardinieri con l’invalidità non potranno essere adoperati «per gli incarichi più delicati». Che faranno quindi? «Alcuni sono stati mandati a svuotare i cestini delle ville...», raccontano i colleghi sconsolati. Difatti all’unità delle emergenze non è arrivato nemmeno uno dei nuovi assunti. E la battaglia ai crolli record? Come si dice, à la guerre comme à la guerre.

Ultimo aggiornamento: 14:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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