ROMA - È legittimo destituire il magistrato che accetta favori da imputati in processi pendenti nella propria sede giudiziaria. Lo ha deciso la Corte Costituzionale stabilendo che, in questo caso, la rimozione automatica del magistrato non è contraria alla Costituzione. Le questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Sezione disciplinare del Csm sono state giudicate non fondate. La destituzione è la massima sanzione disciplinare prevista dall'ordinamento per i magistrati.
La decisione è contenuta nella sentenza con la sentenza n. 197 depositata oggi (redattore Francesco Viganò) ed è relativa alle questioni sollevate dal Csm nell'ambito di due procedimenti concernenti magistrati incolpati di avere ricevuto benefici di varia natura da imputati in procedimenti penali pendenti presso le rispettive sedi giudiziarie. Secondo la Corte, la norma che prevede la sanzione disciplinare della rimozione non lede il principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, poiché non determina alcuna irragionevole discriminazione in danno del magistrato autore dell'illecito disciplinare in questione rispetto a chi abbia commesso altri illeciti disciplinari per i quali non è prevista la sanzione dell'automatica rimozione.
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