John Hemingway, il pilota irlandese che a 104 anni cerca la bambina italiana che gli salvò la vita nel 1945

E' l'ultimo sopravvissuto della Battaglia d'Inghilterra: fu abbattuto quattro volte

Martedì 12 Dicembre 2023 di Paolo Ricci Bitti
John Hemingway, 104enne ultimo eroe della Raf, vuole contattare la bimba di Ferrara che lo salvò nel 1945

Già erano pochi piloti, ma alla fine ne è restato solo uno e quell’unico deve la vita al coraggio, alla fortuna e anche a una bimba di 7 anni di Copparo, a nord est di Ferrara. E pensare che in Inghilterra, dove pure sono parecchio meticolosi nell’onorare la memoria dei valorosi, avevano perso le tracce di John Hemingway, per tutti "Paddy", nato il 17 luglio 1919 a Dartry, sobborgo di Dublino, dove è tornato ad abitare nel 2011 dopo una lunga carriera militare e alcuni anni spesi in Canada con la moglie e tre figli. Fatto sta che la Royal Air Force non l’aveva incluso nell’elenco degli eroi da celebrare durante gli impettiti e commoventi anniversari della Battaglia d’Inghilterra, lo scontro nei cieli della Manica da cui dipendeva la sorte della guerra scatenata da Hitler. «Guardate che mio padre John ha passato i 100 anni ed è ancora molto lucido» telefonò uno dei figli del veterano al comando della Raf.

«Mai, nel campo dei conflitti umani, così tanti dovettero così tanto a così pochi» è la celeberrima frase che il Primo Ministro Winston Churchill pronunciò il 20 agosto 1940 dopo che due giorni prima “The Few” (i pochi) avevano respinto la più massiccia ondata di incursioni della Luftwaffe nonostante la smisurata differenza di forze a favore dei nazisti. Ecco, “Paddy” Hemingway era uno di quei “pochi”. Di fatto la linea Caccia della Raf comprendeva un migliaio di piloti in gran parte giovanissimi e con scarso addestramento che si alternavano ai comandi di poco più di 700 fra Hurricane e Spitfire.

I registri della Royal Air Force, compresi i piloti dei bombardieri e degli aerei di collegamento e ricognizione, annotano 2.937 nomi legati a quei cruciali duelli avvenuti fra l’agosto e il settembre del 1940.

I piloti degli aerei con la coccarda blubiancarossa piansero 544 caduti e 422 feriti, ma ai tedeschi, che schieravano il triplo dei velivoli, andò assai peggio: 2.700 piloti morti, quasi mille catturati. Una vittoria inglese che cambiò il destino del mondo e il cui unico sopravvissuto è adesso John Hemingway. “Paddy” è entrato nel 105esimo anno di vita e ricorda come se fosse ieri sia l’emozione di arruolarsi nella Raf nel 1938, sia la soddisfazione amara («Vedevo negli occhi i piloti tedeschi con cui duellavamo») del primo successo l’11 maggio 1940 - un Dornier Do 17 abbattuto con brevi raffiche delle mitraglie calibro 20 di un Hurricane dell’85° Squadrone - sia il terrore mentre precipitava tirato giù nello stessa giorno dalla contraerea.

LA FORTUNA


«Che posso dire se non di essere un irlandese dannatamente fortunato? Non ho consigli da dare ai piloti se non quello di nascere in Irlanda», risponde “Paddy” durante le cerimonie allestite ogni anno dalla Raf in suo onore durante le quali indossa di nuovo la divisa con la Distinguished Flying Cross appuntata sulla giacca da re Giorgio VI. Quest’anno ha aggiunto che conta di arrivare al 2026, quando sarà terminato il restauro di uno dei “suoi” Hurricane che si fracassò al suolo nell’estuario del Tamigi. 

Fortunato davvero, l’irlandese, perché venne abbattuto quattro volte durante la guerra, due volte solo nell’agosto 1940 nei giorni più massacranti della Battaglia di Inghilterra con quattro o cinque “uscite” dall’alba al tramonto per poi contarsi, sempre più “pochi”, la notte nelle baracche allestite a fianco dei campi di volo.

«Il 26 agosto pensavo proprio che fosse finita: da due ore e mezzo galleggiavo nella Manica e non sentivo più le gambe e le braccia per il freddo: le barche di soccorso non mi vedevano, ma sono irlandese e allora un battello venne quasi a sbattermi addosso». Fortunato, allora, ma anche molto abile. «Un ottimo pilota davvero» diceva di lui il comandante dell’85°, ovvero l’asso Peter Townsend, poi marito della principessa Margaret, sorella della futura regina Elisabetta II.

I QUADRIFOGLI


Di quadrifogli in tasca il capitano John Hemingway ne portò anche quando venne rischierato con il 43° squadrone in Italia dal settembre 1944. La primavera seguente, in aprile, a una manciata di giorni dalla fine della guerra, decollò con uno Spitfire MkIX da Ravenna per colpire una colonna corazzata tedesca dalle parti di Ferrara, ma il caccia venne colpito dalla contraerea. Ancora tramortito per l’atterraggio di emergenza, stava per essere fatto prigioniero dai tedeschi quando una famiglia di Copparo (Ferrara) lo nascose con l’aiuto della Resistenza.

Solo che i nazisti cercavano quel pilota e perquisivano le case minacciando di uccidere tutti: allora di notte John, uno spilungone, vestito con gli abiti di un contadino alto la metà di lui, venne affidato a una bimba di 7 anni. La piccola, abilissima, guidò il “papà” per molte ore nel buio per attraversare la linea del fronte e recapitare il pilota agli angloamericani. Missione compiuta.

«Per tutte quelle ore ho avuto una paura fottuta non per la mia vita, sono irlandese, ma ero terrorizzato di diventare la causa della morte di quella bimba così coraggiosa».

Dov’è adesso quella “bimba” di 85 anni? C’è ancora oppure ci sono suoi figli o suoi familiari? Da Dublino arriva un appello: «Fatevi sentire da Copparo, l’ultimo sopravvissuto della Battaglia di Inghilterra vi deve la vita».

Paolo Ricci Bitti

Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 13:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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