Ratzinger 10 anni fa abdicava e introduceva un futuro per i Papi Emeriti, ma Francesco non vuole codificare questa figura

Sabato 11 Febbraio 2023 di Franca Giansoldati
Ratzinger 10 anni fa abdicava e introduceva un futuro per i Papi Emeriti, ma Francesco non vuole codificare questa figura

Dieci anni fa Benedetto XVI annunciava davanti ad attoniti cardinali riuniti per un concistoro ordinario in Vaticano, che di lì a poco si sarebbe dimesso.

Il testo che lesse in latino era breve, non tutti i presenti lo compresero immediatamente ma dai filmati del Ctv – rivisti oggi – si capisce che ai presenti bastarono pochi minuti per afferrare che la Chiesa avrebbe cambiato passo. Erano sgomenti, nessuno si attendeva una decisione tanto drastica. Tra i porporati solo il cardinale Tarcisio Bertone, all'epoca segretario di Stato, era a conoscenza di quello che sarebbe accaduto. Ratzinger lo aveva informato mesi prima e lui stesso cercò in tutti modi di farlo desistere ma ormai Benedetto XVI aveva maturato in sé, liberamente e senza alcun condizionamento, la conclusione del suo pontificato. Del resto il Codice canonico prevede questa possibilità anche se non era mai stata utilizzata per lunghi secoli e veniva considerata una eventualità più teorica che concreta.

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Era il giorno della festa della Beata Vergine Maria di Lourdes. Papa Benedetto spiegò i motivi che lo avevano portato fino a quel punto. Disse che «dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio» era «pervenuto alla certezza» che le sue «forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino». Aggiunse poi che «nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato». Di qui la decisione - presa «ben consapevole della gravità di questo atto» e «con piena libertà» - di «rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro» a partire dalle ore 20 del successivo 28 febbraio.

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La sua rinuncia ha permesso l’elezione del primo Papa latinoamericano, del primo vescovo di Roma gesuita, del primo Successore di Pietro che ha scelto il nome di Francesco. Una scelta che sorprese molto Ratzinger, come affermò anni dopo, confidandosi con i suoi più stretti collaboratori, visto che al conclave del 2013 i nomi dei papabili più accreditati riguardavano Angelo Scola e Marc Ouellet. Ma i voti degli elettori, nella Sistina, di diressero verso il candidato gesuita, espressione di una volontà di cambiamento e di riforme non solo di stampo economico ma pastorale e teologico. 

Benedetto XVI assistette da lontano al conclave, chiuso del palazzo di Castelgandolfo, sua residenza estiva e oggi trasformato totalmente in un museo per volere di Francesco che ha imposto alla curia romana una impronta nuova, nel tentativo di farle cambiare l'assetto di corte pontificia. Ma ad aver dato maggiori grattacapi alla Chiesa in questi anni è stata la coabitazione in Vaticano di due pontefici. Uno regnante e l'altro emerito, in pensione, eppure ancora capace di svolgere un ruolo di guida per una ampia fetta di fedeli che nel mondo, in questi anni, non si sono ritrovati nelle decisioni prese da Francesco, soprattutto in campo teologico. Gli effetti collaterali di due simboli universali, entrambi vestiti di bianco, ed entrambi in coabitazione quasi forzata in un piccolo territorio ampio solo 44 ettari, hanno causato disorientamento anche se Francesco e Benedetto hanno saputo con grazia e sapienza costruire tra loro un tessuto umano, una collaborazione sincera, un ambiente quasi familiare. 

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In questi anni Francesco non ha escluso per il futuro l’eventualità della coesistenza di più Papi emeriti, pur ribadendo, anche poche settimane fa, di non avere assolutamente l'intenzione di dimettersi. “Si governa con la testa e non con le ginocchia” ha fatto sapere nel tentativo di mettere a tacere le voci malevole sulla sua salute. La decisione di Benedetto di diventare pensionato ha inevitabilmente aperto un dibattito tra giuristi, storici, accademici sulla necessità di dare una cornice giuridica alla condizione del papa emerito, proprio per limitare in futuro i danni. Il dibattito è stato condensato in un libro - “Papa, non più Papa” curato da Amedeo Feniello e Mario Prignano per l’editrice Viella – che spezza un lancia a favore di nuove regole tenendo conto anche dell'aumento della vita media e delle malattie degenerative che purtroppo sono in crescita ovunque nel mondo. Francesco al momento però sembra che non abbia nessuna intenzione di mettere mano al Codice di diritto Canonico o di integrarlo con un Motu proprio. In una intervista al quotidiano spagnolo ABC ha tagliato corto: «Lo Spirito Santo non ha interesse a che mi occupi di queste cose». 

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Ultimo aggiornamento: 18:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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