Dalla sede Rai di Milano spariscono pure i mobili: scrivania di Gio Ponti all'asta

Lunedì 21 Giugno 2021 di Giuseppe Scarpa
Dalla sede Rai di Milano spariscono pure i mobili: scrivania di Gio Ponti all'asta

Non c’è solo il saccheggio dei quadri d’autore, i famosi 120 dipinti (e qualche scultura) spariti dalle più prestigiose sedi della Rai. Nella televisione pubblica si dissolvono anche gli arredi degli archistar. A Milano il faro è adesso puntato soprattutto sul secondo piano di Corso Sempione, la storica sede meneghina della tv di Stato.

L’intera struttura è stata costruita dal celebre architetto e designer italiano, fra i più importanti del dopoguerra, ed anche lo stesso mobilio è griffato Gio Ponti. O forse sarebbe meglio dire, lo era. Infatti mancherebbero diversi pezzi all’appello. Per inciso, una scrivania di Gio Ponti, vale intorno ai 70mila euro. Per adesso ne è stata trovata una, della Rai, che una casa d’aste ha battuto proprio intorno a quella cifra. Come sia finita all’incanto non è affatto chiaro. Ad ogni modo non mancherebbe solo un “semplice” scrittoio. Sarebbe sparito molto di più.

Dalla sede Rai di Milano spariscono pure i mobili


L’INDAGINE 
Tuttavia vi è una difficoltà per chi deve indagare, che è notevole. E una volta di più, questo ostacolo, indica il modo superficiale in cui, fino a pochi anni fa, è stato gestito il patrimonio culturale all’interno della televisione pubblica. Questi preziosi arredi non sono stati inventariati. Ecco allora che gli investigatori dovranno fare ricorso a vecchi disegni-progetti di Gio Ponti per capire la quantità, che in questo caso è sinonimo di qualità, visto anche il valore del mobilio, che il designer ha realizzato tra gli anni Quaranta e Cinquanta per la televisione di Stato. Ancora non si sa bene nel dettaglio cosa si sia dissolto. Ma si sa che non mancherebbe solo un arredo. 


Nel frattempo procede l’inchiesta sul sacco della Rai. Sulle opere d’arte sparite. Quadri originali sostituiti con false riproduzioni e poi venduti. “Semplicemente” rubati. O nella migliore delle ipotesi, persi. Sono quasi 120 i pezzi di cui non si ha più traccia tra dipinti e sculture di inestimabile valore. Il fatto è che all’inizio, come emerge dalla denuncia sporta il 26 aprile scorso in Corte dei Conti, dall’avvocato della Rai Francesco Spadafora, ne mancavano 170. Tuttavia una cinquantina sono spuntati all’improvviso, tra questi una parte ricomparsa quasi per magia.
Ad ogni modo il sospetto che molte di loro siano state trafugate da dipendenti infedeli è più di un’ipotesi. Centoventi opere su un patrimonio che ne conta 1.500 tra tele, arazzi e sculture. È quasi un decimo insomma. Un saccheggio che riguarda tutte le sedi della televisione pubblica e su cui adesso stanno lavorando i carabinieri tutela patrimonio culturale, coordinati dal generale Roberto Riccardi. 


Un’indagine partita dopo una denuncia dei vertici della Rai che hanno deciso di fare luce sui mancati ritrovamenti di un centinaio di pezzi. Nella Capitale il pm Francesco Marinaro ha già avviato la maxi inchiesta- così come la collega della Corte dei Conti Oriella Martorana - e ha individuato anche il ladro del quadro “Architettura” del pittore Ottone Rosai. Un’opera sottratta proprio da un impiegato (adesso in pensione) di Viale Mazzini. Intanto anche le procure del nord Italia si apprestano a seguire il percorso iniziato da Roma. 


I DIPINTI
Per fare solo alcuni esempi, non si ritrovano più quattro miniature, alcune in bronzo e altre in argento, del “Cavallo” dello scultore Francesco Messina. Per essere chiari si tratta della versione, in scala ridotta, del celebre cavallo di Viale Mazzini sempre dello stesso autore. O ancora la tela di Giovani Stradone “Il Colosseo”, di cui non c’è più traccia dalla sede in Prati a Roma a partire dal 2008. L’ultima volta che sono stati ammirati in Viale Mazzini “Vita nei Campi” di Giorgio De Chirico e “La Domenica della Buona Gente” di Renato Guttuso correva l’anno 2004. Stessa sorte per il “Porto di Genova” di Francesco Menzio assente dalla sede torinese di via Verdi dal 2010.

Anche “Composizione” di Carol Rama, “Kovancina” di Felice Casorati, “Dieci anni di televisione in Italia” di Vincenzo Ciardo, “Castello d’Issogne” di Gigi Chessa, “Giuditta” di Carlo Levi, “Parete Rossa” di Sante Monachesi, “Piazza” di Luigi Spazzapan, “Tristano e Isotta” di Massimo Campigli, “Tela Bianca” di Angelo Savelli, “Apologia del Circo” di Giuseppe Santomaso, “Orfeo” di Gianni Vagnetti, mancano all’appello. C’è poi il capitolo relativo alle stampe di Modigliani, Sisley, Corot, Monet e Piranesi (in questo caso è una riproduzione). Di questi artisti sono scomparse nell’ordine “Petit Fils”, “Hampton Court”, “La Route de Sevre”, “Paysage de Verneuil” e “Fontana Acqua Paola”. Sono tutti lavori di pittori e scultori contemporanei che hanno un valore di mercato rilevante. In costante ascesa. Così come quella degli arredi firmati Gio Ponti.

giuseppe.scarpa@ilmessaggero.it
 

Ultimo aggiornamento: 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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