Papa Francesco: «La Pasqua porti pace all'Ucraina e luce in Russia». Poi prega per l'attentato di Tel Aviv

La benedizione Urbi et Orbi

Domenica 9 Aprile 2023 di Franca Giansoldati
Papa Francesco: «la Pasqua porti pace all'Ucraina e luce in Russia, poi prega per l'attentato di Tel Aviv»

Città del Vaticano - E' una festa carica di tensioni e di speranze. Papa Francesco le riassume tutte nel messaggio in mondovisione con acclusa la benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della basilica vaticana.

Prega perchè possa la Pasqua possa portare pace a Kiev e illuminare Mosca. Così come riportare “fiducia e rispetto” tra Israele e Palestina dopo l'attentato a Tel Aviv. Nel giorno in cui la Chiesa di Occidente celebra la resurrezione di Cristo (mentre la Pasqua ortodossa la festeggia tra una settimana, il 16 aprile) tratteggia una visione geopolitica decisamente sull'orlo del baratro di un conflitto globale dove tutto ormai sembra stia sfuggendo di mano. Non c'è solo l'Ucraina e la Russia nella riflessione che propone, ma pure l'equilibrio saltato nella regione della Terra Santa e poi ricorda la scia di sangue in Siria, Myanmar, Nicaragua, Nigeria, Haiti, Sud Sudan, Etiopia, Congo, Libano, Eritrea, Burkina Faso, Mali, Mozambico, Haiti, Myanmar. Silenzio assoluto, invece, a quello che sta accadendo tra la Cina e Taiwan visto che Pechino sta simulando prove tecniche di guerra.

BIPARTISAN

Il suo primo pensiero (ancora una volta bipartisan) va subito alla guerra devastante che sta spaccando il cuore dell'Europa e sgretolando l'equilibrio tra le potenze, mettendo a rischio le già precarie regole del multilateralismo. Papa Francesco reduce da tre giorni del tour de force previsto in questo periodo appare energico e in buona forma. Agli oltre 100 mila fedeli che sono sulla piazza rivolge parole gravide di interrogativi e preoccupazione. «Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie». 

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A distanza di pochi giorni dalla Via Crucis in cui Bergoglio ha affidato le meditazioni della decima Stazione a due ragazzi, uno russo e l'altro ucraino, entrambi colpiti dalla morte dei famigliari, torna a sottolineare quanto il carico di dolore stia gravando sulla gente comune, quella che subisce le decisioni dei governanti. Non parla di aggressione e aggredito, facendo intendere che forse - russi e ucraini - sono in balia di un tragico destino che non hanno scelto. Una visione che era stata criticata pesantemente dall'Ucraina: l'ambasciatore  Andrii Yurash faceva notare che il ragazzo russo, nella sua riflessione scritta per la Via Crucis, aveva purtroppo dimenticato di dire che i suoi parenti «sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa». Da tempo però Papa Francesco sta facendo leva su questa linea che offre uno spaccato al dramma che il poeta Pablo Neruda aveva riassunto in pochi versi: «Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi (…) per gli interessi di persone che si si conoscono ma non si uccidono».

Anche mercoledì scorso alla udienza generale il Papa aveva portato al centro dell'attenzione la dimensione straziante del dolore delle madrin sia ucraine che russe che in questi quattordici mesi hanno perso figli soldati in combattimento. «Sono mamme di figli morti. Preghiamo per queste mamme». 

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Dalla Loggia delle Benedizioni Papa Francesco si affaccia con il cardinale eroe Ernest Simoni, anziano porporato di nazionalità albanese sopravvissuto a oltre vent'anni di lavori forzati sotto il regime comunista di Enver Hoxha. Insiste particolarmente a chiedere ai leader politici, alle comunità, ai singoli di concentrare le proprie energie per rafforzare i legami. «Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni. Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto». 

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Una spina nel fianco per Bergoglio resta la Terra Santa che proprio la sera del Venerdi Santo è stata insanguinata da un orribile attentato avvenuto a Tel Aviv e rivendicato da Hamas, in una spirale di violenza crescente che ha coinciso con l'arrivo del governo di destra di Netanhyau. «Manifesto viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la Regione».

Infine un preghiera per chi soffre la fame, la mancanza di libertà, per la schiavitù. A implora di coltivare la virtù della speranza: «Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità (...)Attingiamo oggi le energie per andare avanti nel bene incontro al Bene che non delude. E se, come scrisse un Padre antico, il più grande peccato è non credere nelle energie della Risurrezione».

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Ultimo aggiornamento: 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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