Il Papa incontra medici e infermieri della Lombardia: «Colonne portanti dell'Italia»

Sabato 20 Giugno 2020
Il Papa incontra medici e infermieri della Lombardia: «Colonne portanti dell'Italia»
«È il momento di fare tesoro di tutta questa energia positiva che è stata investita. Non dimenticare! È una ricchezza che in parte certamente è andata 'a fondo perdutò, nel dramma dell'emergenza; ma in buona parte può e deve portare frutto per il presente e il futuro della società lombarda e italiana». Così il Papa che oggi ha ricevuto una rappresentanza di medici, infermieri e operatori sanitari provenienti dalla Lombardia. 

«La pandemia ha segnato a fondo la vita delle persone e la storia delle comunità. Per onorare la sofferenza dei malati e dei tanti defunti, soprattutto anziani (...), occorre costruire il domani: esso richiede l'impegno, la forza e la dedizione di tutti». «Si tratta di ripartire dalle innumerevoli testimonianze di amore generoso e gratuito, che hanno lasciato un'impronta indelebile nelle coscienze e nel tessuto della società, insegnando quanto ci sia bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile», ha detto il Pontefice nell'udienza alla rappresentanza di medici, infermieri e operatori sanitari provenienti dalla Lombardia. «E, guardando al futuro, mi viene in mente quel discorso, nel lazzaretto, di Fra Felice, nel Manzoni (Promessi sposi, cap. 36/o): con quanto realismo guarda alla tragedia, guarda alla morte, ma guarda al futuro e porta avanti», ha sottolineato 'a bracciò. «In questo modo - ha proseguito -, potremo uscire da questa crisi spiritualmente e moralmente più forti; e ciò dipende dalla coscienza e dalla responsabilità di ognuno di noi».

«Non da soli, però - ha aggiunto Francesco -, ma insieme e con la grazia di Dio.
Come credenti ci spetta testimoniare che Dio non ci abbandona, ma dà senso in Cristo anche a questa realtà e al nostro limite; che con il suo aiuto si possono affrontare le prove più dure. Dio ci ha creato per la comunione, per la fraternità, ed ora più che mai si è dimostrata illusoria la pretesa di puntare tutto su sé stessi, di fare dell'individualismo il principio-guida della società». «Ma stiamo attenti - ha avvertito - perché, appena passata l'emergenza, è facile ricadere in questa illusione. Ô facile dimenticare alla svelta che abbiamo bisogno degli altri, di qualcuno che si prenda cura di noi, che ci dia coraggio. Dimenticare che, tutti, abbiamo bisogno di un Padre che ci tende la mano. Pregarlo, invocarlo, non è illusione; illusione è pensare di farne a meno! La preghiera è l'anima della speranza». 


«Cari medici e infermieri, il mondo ha potuto vedere quanto bene avete fatto in una situazione di grande prova. Anche se esausti, avete continuato a impegnarvi con professionalità e abnegazione. E questo genera speranza. Siete stati una delle colonne portanti dell'intero Paese. A voi qui presenti e ai vostri colleghi di tutta Italia vanno la mia stima e il mio grazie sincero, e so bene di interpretare i sentimenti di tutti», ha detto il Papa ricevendo la rappresentanza di medici, infermieri e operatori sanitari provenienti dalla Lombardia.

«Quanti, medici e paramedici, infermieri, non potevano andare a casa e dormivano lì, dove potevano perché non c'erano letti, nell'ospedale!», ha sottolineato 'a bracciò Francesco nell'udienza in Vaticano, in cui erano presenti anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l'arcivescovo di Milano Mario Delpini e i vescovi di Bergamo, Brescia, Cremona, Crema e Lodi.

«Siete venuti in rappresentanza della Lombardia, una delle Regioni italiane più colpite dall'epidemia di Covid-19, insieme al Piemonte, all'Emilia Romagna e al Veneto, segnatamente Vò Euganeo, qui rappresentato dal Vescovo di Padova - ha detto il Papa -. Oggi idealmente abbraccio anche queste Regioni. E saluto gli esponenti dell'Ospedale 'Spallanzanì di Roma, presidio medico che si è molto prodigato nel contrasto al virus». «Nel corso di questi mesi travagliati, le varie realtà della società italiana si sono sforzate di fronteggiare l'emergenza sanitaria con generosità e impegno - ha proseguito -. Penso alle istituzioni nazionali e regionali, ai Comuni; penso alle diocesi e alle comunità parrocchiali e religiose; alle tante associazioni di volontariato».

«Abbiamo sentito più che mai viva la riconoscenza per i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari, in prima linea nello svolgimento di un servizio arduo e a volte eroico. Sono stati segno visibile di umanità che scalda il cuore. Molti di loro si sono ammalati e alcuni purtroppo sono morti, nell'esercizio della professione. Li ricordiamo nella preghiera con tanta gratitudine», ha aggiunto. Secondo Francesco, «nel turbine di un'epidemia con effetti sconvolgenti e inaspettati, la presenza affidabile e generosa del personale medico e paramedico ha costituito il punto di riferimento sicuro, prima di tutto per i malati, ma in maniera davvero speciale per i familiari, che in questo caso non avevano la possibilità di fare visita ai loro cari. E così hanno trovato in voi, operatori sanitari, quasi delle altre persone di famiglia, capaci di unire alla competenza professionale quelle attenzioni che sono concrete espressioni di amore». I pazienti, ha detto ancora, «hanno sentito spesso di avere accanto a sé degli 'angelì, che li hanno aiutati a recuperare la salute e, nello stesso tempo, li hanno consolati, sostenuti, e a volte accompagnati fino alle soglie dell'incontro finale con il Signore. Questi operatori sanitari, sostenuti dalla sollecitudine dei cappellani degli Ospedali, hanno testimoniato la vicinanza di Dio a chi soffre; sono stati silenziosi artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza». «E voi ne siete stati testimoni, anche nelle piccole cose - ha osservato il Papa nuovamente 'a bracciò: nelle carezze..., anche con il telefonino, collegare quell'anziano che stava per morire con il figlio, con la figlia per congedarli, per vederli l'ultima volta...; piccoli gesti di creatività di amore... Questo ha fatto bene a tutti noi. Testimonianza di prossimità e di tenerezza».

«Non dimenticate che con il vostro lavoro, di tutti voi, medici, paramedici, volontari, sacerdoti, religiosi, laici, che avete fatto questo, avete incominciato un miracolo. Abbiate fede e, come diceva quel sarto, teologo mancato: 'Mai ho trovato che Dio abbia incominciato un miracolo senza finirlo benè (Manzoni, Promessi sposi, cap. 24). Che finisca bene questo miracolo che voi avete incominciato!».


Ma oggi è anche la Giornata Mondiale del Rifugiato e il Papa l'ha ricordato in un tweet: «Nei profughi e negli sfollati è presente Gesù, costretto, come ai tempi di Erode, a fuggire per salvarsi. Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto di Cristo che ci interpella. E allora saremo noi a ringraziarlo per averlo potuto amare e servire. #WorldRefugeeDay», ha scritto.
Ultimo aggiornamento: 13:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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