Oliviero Toscani, indignazione per la frase choc sul Morandi. L'Onvos prende le distanze

Mercoledì 5 Febbraio 2020
Oliviero Toscani, indignazione per la frase choc sul Morandi. Poi arriva il dietrofront
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Hanno colpito al cuore Genova e la Liguria, stretti intorno ai parenti delle vittime, e provocato stupore e indignazione a destra e a sinistra, le parole choc di Oliviero Toscani sul crollo del ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 provocò la morte di 43 persone.

Il dolore dei parenti, la sofferenza dei feriti, la fatica dei soccorritori, gli incubi dei sopravvissuti e i pianti degli sfollati sono tornati a galla quando la frase del fotografo alla trasmissione "Un giorno da pecora" ha fatto il giro di social e tv: «Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola», ha detto, quando gli è stato chiesto delle polemiche per la foto che lo ritrae con Luciano Benetton insieme ai fondatori delle Sardine al centro culturale Fabrica. 

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L'Onvos prende le distanze. L’avvocato Piergiorgio Assumma, presidente dell’Onvos: "Continuare a parlare di un ponte rappresenta il tener viva la memoria”. Valerio de Gioia, magistrato penale del tribunale di Roma: “La superficialità ha fatto già abbastanza danni, non ne aggiungiamo altri” “Apprezzo le scuse di Oliviero Toscani arrivate nella serata di ieri, ma da presidente dell’Osservatorio nazionale per la tutela delle vittime di omicidio stradale sono rimasto sorpreso per le sue dichiarazioni in merito alla vicenda del Ponte Morandi di Genova”. L’avvocato Piergiorgio Assumma, presidente dell’Onvos, prende le distanze dalle parole di Toscani (“Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola”): “In una fotografia si può cogliere anche il dolore di una o più espressioni - spiega Assumma - ma il dolore che si vive, come familiari, è un qualcosa che li accompagnerà per tutta la vita e non si racchiude in uno scatto. Un ‘sì sì vabbè’, quasi sminuente, rappresenta una spina nel fianco per tutti i familiari delle vittime che sono rimasti, così come per chi combatte ogni giorno affinché torni più gente a casa a riabbracciare i propri cari. I familiari sono Persone (non numeri o entità astratte) che, in quel tragico momento, hanno perso i propri cari per sempre e dovranno fare i conti con il dolore per tutta la vita. Parlare e continuare a parlare di “un ponte” rappresenta il tener viva la memoria, affinché certi eventi catastrofici non accadano mai più. Per quanto riguarda Toscani lo inviterei a una riflessione profonda e a formulare sentite scuse a ciascuno dei familiari, a chi quel dolore lo sente tutti i giorni, al resto penserà la giustizia”. Sulla stessa linea d’onda il pensiero di Valerio de Gioia, magistrato penale del tribunale di Roma: “Ogni dichiarazione, se non ponderata, può apparire inappropriata o inopportuna: questa è offensiva per la memoria di chi non c’è più e per il dolore, che ci sarà sempre, dei familiari delle vittime di quello che qualcuno ha considerato solo un ponte crollato. La superficialità ha fatto già abbastanza danni, non ne aggiungiamo altri”.


Il comitato vittime Morandi. «43 morti innocenti per lui conteranno poco, ma per noi erano tutto», ha detto Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime Morandi. Toscani «è confuso», ha aggiunto, invitando le Sardine a guardare altrove per cercare eccellenze in Italia, non ai Benetton, che controllano Aspi, accusata della tragedia. Il primo a reagire è stato il governatore ligure Giovanni Toti che ha lanciato l'hashtag #ANointeressa, invitando Toscani a scuse immediate, hashtag che è stato rilanciato su molte pagine social, anche dei parenti delle vittime, dal neonato Comitato Autostrade Chiare e da molti cittadini. Quando la polemica è montata - «parole agghiaccianti» ha detto, tra i primi, Giorgia Meloni - Toscani ha twittato: «Mi dispiace che parole estrapolate e confuse possano far pensare una follia come quella che a me non interessi nulla del Ponte. Solamente la cattiveria può strumentalizzare una cosa simile». Poi ha dato la colpa ai giornalisti: «A me come a tutti, quella tragedia interessa e indigna, ma è assurdo che certi giornalisti ne chiedano conto a me». Il sindaco Bucci ha ricordato che il crollo interessa a «43 persone che hanno perso la vita, ai loro figli, genitori, mogli, mariti e amici. Alle famiglie che hanno dovuto cambiare casa e vita. Il crollo dovrebbe interessare ogni persona dotata di coscienza civile e umana solidarietà».
 

Ha reagito a Toscani anche Alessandro Benetton: «Mi dissocio fortemente dalle affermazioni fatte da Toscani», ha scritto. Dopo Toti e Meloni, il deputato della Lega Edoardo Rixi, genovese, ha detto a Toscani di vergognarsi per il «cinismo inaccettabile in nome del suo dio denaro» e ha annunciato mozioni per fermare patrocini in eventi con la sua presenza in Liguria. E il leader del suo partito, Matteo Salvini, ha tuonato: «Toscani vergognati, neanche pensarle certe cose». Il Pd si spinge a parlare di revoca della concessione, da tempo chiesta dal M5S: «Anche questo episodio - hanno scritto i democratici liguri - conferma la necessità che lo Stato non conceda più di gestire il bene pubblico a gruppi industriali e finanziari che stanno dimostrando di aver anteposto il profitto all'interesse pubblico e alla dignità umana». È spiazzata da Toscani anche Aspi: «Non comprendiamo le affermazioni di Toscani. In ogni caso, credo sia giusto ribadire che la tragedia del Morandi è stata e sarà sempre gravissima e ingiustificabile. Porteremo il dolore che ha causato dentro di noi per tutta la vita», ha affermato l'ad Roberto Tomasi. Le Sardine non parlano della frase choc ma prendono le distanze da Toscani e Benetton: «Non vogliamo più che si strumentalizzi questa storia. Noi abbiamo ammesso il nostro errore. Ora chiediamo a Oliviero Toscani e Luciano Benetton di non strumentalizzare più questa vicenda che purtroppo grava su cicatrici ben più grandi». ​

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Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 18:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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