Napoli, Giuseppe Mobilia e la borsa trovata con 8mila euro: «L'ho restituita a una mamma
che ne aveva bisogno»

Il racconto: "Non sono un eroe, sono un uomo normale"

Lunedì 11 Luglio 2022 di Giuliana Covella
Napoli, Giuseppe Mobilia e la borsa trovata con 8mila euro: «L'ho restituita a una mamma che ne aveva bisogno»
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«Per me è la normalità». Una risposta che spiazza quella di Giuseppe Mobilia, 40 anni ad agosto, imprenditore del rione Stella che sta spopolando sui social per il suo gesto di altruismo.

Il giovane, titolare di un negozio di intimo in via Santa Teresa degli Scalzi, proprio al di sotto della targa affissa sulla facciata del palazzo dove abitò negli ultimi anni di vita Giacomo Leopardi, è stato protagonista venerdì scorso di un'azione di generosità che ha sorpreso non solo commercianti e residenti della zona, ma tutti coloro che hanno letto della notizia su Facebook.

Trova borsa con migliaia di euro in contanti e oggetti d'oro, fa il giro di Napoli per restituirla al proprietario

Pino, sposato e padre di una bimba di pochi mesi, ha trovato e restituito a una coppia di stranieri una borsa piena di denaro contante (circa 8mila euro) e oggetti preziosi che portava con sé per timore di esserne derubata. Una storia che è diventata virale sul web e che, per una volta, fa parlare di Napoli e dei suoi abitanti come un modello di onestà e solidarietà da seguire. Come sottolinea il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli: «Questa storia rompe molti degli stereotipi che attanagliano la nostra città. Una vicenda che racconta di grande senso civico e soprattutto rispetto verso gli altri. Molti hanno commentato in maniera negativa sui social, dando del fesso a Pino o chiedendosi la provenienza di quel danaro, immaginando fosse frutto di qualche reato. Io invece voglio fargli le mie congratulazioni, poiché riconsegnando la borsa a una famiglia che, a quanto apprendiamo, non è fatta da delinquenti, ha compiuto un gesto davvero nobile. Solo con questi comportamenti rispettosi possiamo costruire una Napoli e una società diverse e migliori».

Ci racconta come sono andati i fatti?
«Venerdì mattina, mentre ero nel mio negozio a via Santa Teresa è venuto a chiamarmi un residente, Luigi Esposito (un pensionato, ndr) che di solito si intrattiene in zona, dicendo di aver trovato un sacchetto sulla panchina proprio di fronte al mio esercizio commerciale. Dopo aver dato un'occhiata veloce alla borsa, mia madre ha detto di conoscere il proprietario e che si trattava di una giovane srilankese sposata con tre bambini e in attesa del quarto».

E lei cosa ha fatto?
«Pensando a quella donna incinta mi sono preoccupato. Mi sono detto: poverina, potrebbe sentirsi male scoprendo di aver perso i suoi averi».

Perché?
«Da quel che abbiamo visto, senza frugare nei suoi effetti personali, ma solo per cercare di risalire all'identità della persona attraverso i documenti, ho scorto che all'interno c'erano una busta con parecchi contanti e alcuni oggetti in oro».

Dopo che è successo?
«Insieme a Luigi abbiamo trovato i documenti con i dati anagrafici del marito e dopo essermi fatto prestare uno scooter dal fruttivendolo accanto al mio negozio, ci siamo precipitati dove abitava, alla Sanità».

Lo avete trovato subito?
«No, all'indirizzo indicato sui documenti c'era un basso dal quale si è affacciata una ragazzina che, alla nostra domanda se i genitori avessero perso una borsa con soldi e oggetti preziosi, ha detto di no. Ma non ci siamo persi d'animo e abbiamo seguito le indicazioni di una vicina di casa che ci ha spiegato che la famiglia si era trasferita».

Come è finita?
«Alla fine abbiamo trovato il marito della donna incinta grazie all'ultima tappa: un ufficio postale privato in vico Pero, a ridosso di via Santa Teresa, dove lui è cliente abituale. Lo hanno chiamato al cellulare e così io e Luigi gli abbiamo ridato la borsa che aveva perso».

Si sente un eroe?
«Assolutamente no. Per me è normale fare certe cose, come aiutare un anziano ad attraversare la strada o dare da bere alle api con acqua e miele in un cucchiaino, come facciamo io e mia moglie Simona. Mi sento bene quando aiuto gli altri».

Ammetterà però che non tutti lo farebbero
«Questo dovrebbe essere la normalità. Invece certi gesti creano clamore, perché il mondo è marcio. La mia non è un'azione eroica. Sarebbe stato anormale il contrario. Quel che ho fatto dovrebbe passare inosservato per il mondo, dato che ho semplicemente preso ciò che non era mio e l'ho restituito. Non ho salvato una vita umana. Ripeto: ho fatto una cosa normale».
 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 18:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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