Città del Vaticano – Sbriciolare le frontiere, trasformarle in luoghi privilegiati per l'incontro con i migranti, abbattere i muri.
Poi si spinge oltre. «Il Signore ci chiedera' conto del nostro operato! Ma perche' alla nostra Casa comune sia assicurata la giusta cura, dobbiamo costituirci in un 'noi' sempre piu' grande, sempre piu' corresponsabile, nella forte convinzione che ogni bene fatto al mondo e' fatto alle generazioni presenti e a quelle future
Il covid, spiega nel messaggio, ha di fatto modificato la percezione del mondo, mostrando la interdipendenza stretta tra sistemi economici, sanitari, sociali. Ecco perchè, ha aggiunto il Papa, occorre passare dall'Io al Noi, da un pensiero focalizzato ad una dimensione egoistica, chiusa ad una analisi più inclusiva.
«Ma per raggiungere questo ideale dobbiamo impegnarci tutti per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, consapevoli dell’intima interconnessione che esiste tra noi. In questa prospettiva, le migrazioni contemporanee ci offrono l’opportunità di superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Allora, se lo vogliamo, possiamo trasformare le frontiere in luoghi privilegiati di incontro, dove può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande».
Francesco insiste nel dire che si «tratta di un impegno personale e collettivo, che si fa carico di tutti i fratelli e le sorelle che continueranno a soffrire mentre cerchiamo di realizzare uno sviluppo più sostenibile, equilibrato e inclusivo. Un impegno che non fa distinzione tra autoctoni e stranieri, tra residenti e ospiti, perché si tratta di un tesoro comune, dalla cui cura come pure dai cui benefici nessuno dev’essere escluso».