Libertà di stampa, l'Italia migliora. Giù Usa e Gran Bretagna

Mercoledì 12 Febbraio 2014
Libertà di stampa, l'Italia migliora. Giù Usa e Gran Bretagna
Migliora la situazione della libert di stampa in Italia, che passa dai Paesi con problemi sensibili a quelli con una situazione piuttosto buona, secondo la classifica 2014 di Reporters sans Frontires (RSF), presentata a Parigi. Drastico peggioramento negli Stati Uniti. Mentre la Siria, uno dei Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti, rimane nel gruppo di coda, subito prima di Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea.



Nell'Europa meridionale, afferma RSF, «l'unica evoluzione positiva si verifica in Italia, che è finalmente uscita da una spirale negativa e sta preparando una legge incoraggiante per depenalizzare la diffamazione a mezzo stampa». Il nostro Paese, che sulla mappa di RSF torna ad essere indicato col colore giallo, insieme con i grandi Paesi dell'Europa occidentale, recupera nove punti rispetto al 2013, attestandosi al 49/esimo posto sui 180 della classifica mondiale.



In Europa, Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia si confermano come trio di testa. La Francia cala di un punto (39/esimo posto), soprattutto per la sentenza che ha imposto a Le Point e Mediapart di ritirare dai loro rispettivi siti internet le registrazioni sull'affaire Bettencourt. «Una grave violazione della libertà di stampa - denuncia RSF - che nega ai cittadini il diritto di essere informati su questioni di interesse generale».



Malissimo la Grecia, «colpita dalla crisi economica e dall'emergere della febbre populista», che perde 14 posizioni, scivolando al 99/esimo posto. Secondo l'organismo basato a Parigi, la situazione della libertà di stampa peggiora anche in Gran Bretagna (33/esimo posto, - 3 punti), colpevole di aver fatto pressioni sul quotidiano The Guardian nella vicenda legata alle rivelazioni di Edward Snowden sulle attività dell'intelligence americana e britannica. Ma uno dei crolli più significativi si registra negli Stati Uniti, che perdono 13 posizioni, piazzandosi al 46/esimo posto.



La condanna a Bradley Manning nel caso Wikileaks e la stessa vicenda Snowden, sottolinea RSF, «suonano come un avvertimento per chiunque cerchi di rivelare informazioni di interesse generale». Per Lucie Morillon,direttrice al polo ricerche di RSF, quest'anno «la classifica di alcuni Paesi, incluso le democrazie, è profondamente colpita da un'interpretazione troppo ampia e abusiva del concetto di protezione della sicurezza nazionale». A registrare la caduta più disastrosa, è la Repubblica centrafricana (109/o posto), teatro di un violento conflitto, che arretra di 43 posizioni,«al termine di un anno segnato da un'estrema violenza, attacchi e ripetute intimidazioni contro i giornalisti».



La Russia rimane più o meno stabile, seppure in basso, guadagnando un punto rispetto allo scorso anno. La Siria, dove quasi 130 operatori dell'informazione sono stati uccisi nell'esercizio delle loro funzioni tra il marzo 2011 e il dicembre 2013, precipita nella parte meno nobile della classifica, al 177/o posto. In Siria, avverte RSF, i media rappresentano ormai «un obiettivo sia per il governo di Bashar al-Assad sia per le milizie dei ribelli estremisti». Peggio solo il Turkmenistan (178/posto), la Corea del Nord (179/o) e l'Eritrea (180/o).
Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 10:32

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